Terremoto, il sindaco di Amatrice: “I politici non vivono le sensazioni delle persone. Sono venuti qui due giorni, poi sono scappati tutti”

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Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso del format ECG, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.

Sulle ipotesi che lo vorrebbero candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio, Pirozzi glissa: “Il mio campo d’azione da quasi sette mesi sono polvere e macerie, per cui non ho tempo e spazio per altre cose. La notizia straordinaria penso che sia il completamento delle iscrizioni della prima classe del liceo scientifico turistico e internazionale di Amatrice. Questa è una grande iniezione di speranza e di fiducia, che è il più grande premio per la mia comunità. Se qualcuno dice o pensa ad altro può far piacere, io voglio solo fare il possibile per questa terra, in virtù anche delle tante vittime che ha avuto. Il 20 ci sarà la presentazione della classe, il 15 consegneremo le prime 25 case, perfette come volevo io, si sta andando avanti sulle altre aree e io devo pensare a questo, altrimenti sarei uno sciocco. Poi di quello che succede a Roma a me non interessa. Io sono sei mesi e mezzo che non più una vita, non ho più una famiglia, non ho più gli amici e non ho più un lavoro. Avevo anche una attività, che non c’è più, e lo dico ora per la prima volta. Da sei mesi e mezzo io vivo solo con il terremoto. Il mio raggio d’azione è questo. Sto lavorando per la mia comunità, se io volessi lavorare per me farei un grande manifestazione e vi posso assicurare che verrebbero tante persone, ma sarebbe una manifestazione solo ed esclusivamente di protesta e lavorerei solo ed esclusivamente per me, solo per apparire, invece io lavoro ai fianchi, e l’idea della Contea di Amatrice, che sabato andrà in commissione, ne è una dimostrazione. I temi dei personalismi oggi non servono. Oggi c’è Amatrice. Se io facessi una manifestazione quanta gente verrebbe insieme a me? Diventerei un capopopolo, uno che divide. E invece io penso a lavorare, perché sono un’Istituzione. Un titolo dedicato a me può far piacere a livello personale, ma io mi nutro giornalmente del grandissimo affetto da parte di tutta l’Italia. Io sono fuori dai codici, dalle righe, non sono un politico in giacca e cravatta con la pomatina, ma non ho mai lavorato per me stesso“.

Pirozzi, poi, svela di aver chiamato Renzi: “Io sono un cane sciolto, sono un uomo giusto, ieri ho chiamato Renzi per ringraziarlo per il liceo, perché lui assecondò la mia idea. I politici sono troppo codificati, non hanno la teoria del campo, non vivono le sensazioni delle persone. Sono venuti qui due giorni, ma poi sono scappati tutti. C’è una situazione di disagio in Italia, non solo in aree terremotate, questo Paese che o si rialza col fare, senza apparire, o non si rialza più. C’è anche da dire che ho incontrato tante persone brave, di qualsiasi classe politica, tanti non all’altezza, tanti non preparati. Tutti dobbiamo impegnarci per dare delle risposte. Io non ho padroni, ho sempre fatto un lavoro che poco si concilia con la politica e non devo dire grazie a nessuno. Se mi sento di fare una telefonata a Renzi la faccio perché è giusto nei confronti dell’uomo, che ha creduto in un progetto proposto da me. Io l’avrei fatto con chiunque, perché bisogna essere giusti. Chi è giusto poi sbaglia di meno“.

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