Ogni volta che si produce un terremoto, due dati che vengono forniti per indicarne l’entità sono la magnitudo e l’intensità. La prima è indicata sulla basa di una scala chiamata Richter, mentre la seconda sulla base della scala Mercalli (negli ultimi anni viene usata una scala chiamata MCS, che sta per Mercalli-Cancani-Sieberg: vedremo dopo perché). Che differenza c’è fra questi due parametri, purtroppo spesso confusi fra loro?
La magnitudo viene utilizzata per esprimere la grandezza di un terremoto sulla base di una scala relativa. Quanto più alta è la magnitudo, tanto più grande è il terremoto. La magnitudo è strettamente vincolata con l’energia liberata: quanto più grande sarà la magnitudo, tanto più grande sarà l’energia sprigionata all’ipocentro dal terremoto. Si tratta quindi di un parametro fisico, che esprime una grandezza.
E’ un parametro oggettivo ed univoco: un sisma non può avere varie magnitudo. Al massimo ci potranno essere piccoli margini di errore a seconda di come e da chi è stato calcolata. Non è l’unico parametro da considerare in caso di terremoto, ma certamente è un dato molto importante per capirne l’entità. Per misurare la magnitudo di un terremoto si usano le stazioni sismografiche. I terremoti più piccoli percepiti dall’uomo hanno magnitudo solitamente non superiori a 2.0, mentre il terremoto registrato più forte di sempre è stato quello del Cile del 1960 con magnitudo 9.5.
Per misurare l’intensità si usa la scala Mercalli, modificata a inizio ‘900 dagli scienziati Cancani e Sieberg e perciò chiamata più correttamente scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg).
La scala va dal I grado, quando cioè il terremoto ha effetti nulli sulle strutture dell’uomo e non è percepito dagli esseri umani se non tramite strumenti (sismografi), al XII grado: distruzione totale delle costruzioni dell’uomo. I gradi intermedi vengono stabiliti sulla base di una serie di effetti come stabilità degli edifici, oscillazione degli oggetti nelle case, comportamento degli animali, oscillazione di fluidi, eccetera. A partire dal VI-VII grado si hanno lesioni agli edifici.
L’intensità è quindi un parametro che dipende strettamente dal comportamento delle strutture antropiche rispetto alle onde sismiche, e non è necessariamente vincolata con la potenza del terremoto.
Un terremoto con magnitudo elevata (oltre 5.0) avrà un’intensità molto ridotta in una città costruita con criteri antisismici. Oscilleranno oggetti nelle case, ma non ci saranno crolli, e l’intensità si manterrà al di sotto del VII grado. Un esempio: i forti terremoti che sconvolgono molto frequentemente il Giappone, con magnitudo elevatissime ma intensità ridotte. Altro esempio: un terremoto con magnitudo molto alta in pieno deserto, avrà effetti nulli sul territorio e quindi intensità molto ridotta.
Se invece una scossa con magnitudo ridotta avviene nei pressi di un centro abitato vulnerabile perché non costruito con criteri antisismici, l’intensità sarà alta perché avremo effetti molto gravi sulle costruzioni antropiche.
Ogni volta che si verifica un terremoto le mappe dell’intensità vengono realizzate proprio interrogando la popolazione sugli effetti che ha notato o sofferto nella propria zona. L’INGV chiede da anni a chiunque disponga di un PC e di una connessione Internet, di compilare un questionario online sul risentimento sismico, che permette ai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di ricostruire gli effetti del sisma sul territorio. Questo avviene attraverso il sito Hai Sentito il Terremoto.
Per saperne di più su termini legati ai terremoti, si può consultare il Glossario compilato dall’INGV.