L’ora legale sta bussando alle nostre porte: nella notte tra sabato 25 e domenica 26 marzo, le lancette dei nostri orologi verranno spostate in avanti di un’ora. Per essere precisi, bisognerebbe effettuare questo spostamento dalle 02:00 del mattino alle 03:00. Ancora prima di apprendere le origini dell’ora legale, è doveroso fare una premessa.
L’uomo, da tempi immemori, ha mostrato il desiderio di poter misurare il tempo, dapprima limitandosi ad osservare l’alterarsi del giorno e della notte, dell’alba e del tramonto; e poi passando all’uso dello gnomòne (dal greco ”conoscitore”), una specie di palo piantato in terra, la cui ombra andava rimpicciolendosi col salire del sole sull’orizzonte. In seguito, in Egitto e in altri territori orientali, si ricorse ad una nuova specie di gnomone, questa volta graduato; apparecchio ben presto sostituito dalla meridiana a muro. Più complicato fu l’orologio ad acqua in uso presso i Greci, mentre l’anello solare veniva utilizzato a Roma durante l’impero. Tutti questi strumenti, seppur imperfetti, ci danno un’idea dei diversi modi di calcolare il tempo nell’antichità.
Aumentare le ore di luce durante il giorno significava risparmiare un’ora intera di candele e combustibile di sera. Fu in questo clima che una delle più grandi menti del diciottesimo secolo, Benjamin Franklin, scienziato, politico, inventore del parafulmine, delle lenti bifocali, ma anche insigne botanico, sotto consiglio del collega francese Jacques Légal, pubblicò, il 26 aprile 1784, sul quotidiano francese Journal de Paris, il saggio intitolato “Un progetto economico per la riduzione del costo della Luce”… una sorta di scrigno, contenente le sue riflessioni che teorizzavano l’adozione di un orario diverso che “inseguisse” il sole, quindi la luce, basate sul principio del risparmio energetico dei Paesi industrializzati. Purtroppo nessuno avvertì le evidenti e lungimiranti potenzialità del suo pensiero, che avrebbe condotto al risparmio di candele e carbone, al tempo usato per alimentare le stufe ma anche i macchinari a vapore delle industrie.
Ci volle più di un secolo perché la proposta di Franklin trovasse finalmente il successo e lo scoppio della guerra, uno dei più grandi incubatori di idee della storia umana, ebbe un ruolo determinante nel prosieguo della storia dell’ora legale. Nel 1907, infatti, l’ora legale venne ripescata dal costruttore inglese William Willet, trovando, in breve tempo, terreno fertile anche grazie alle esigenze di risparmio energetico, dettate dallo scoppio della Grande Guerra. Nel 1916, la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera all’adozione del British Summer Time; imitata in breve tempo da molti altri paesi d’Europa. In Italia l’ora legale è stata adottata per la prima volta nel 1916, tramite decreto legislativo 631 del 27 maggio. I quotidiani dell’epoca dedicarono poco spazio alla notizia, in mezzo a bollettini di guerra e altri aggiornamenti sull’andamento del conflitto mondiale che si stava combattendo. Fu proprio la guerra a ispirare la decisione: l’ora di luce guadagnata in una fase “utile” della giornata (tardo pomeriggio) poteva essere impiegata per produrre armi e munizioni al costo di un’ora di luce persa al mattino presto (momento considerato meno produttivo).