La storia dell’ora legale dalle origini ai giorni nostri

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L’ora legale sta bussando alle nostre porte: nella notte tra sabato 25 e domenica 26 marzo, le lancette dei nostri orologi verranno spostate in avanti di un’ora. Per essere precisi, bisognerebbe effettuare questo spostamento dalle 02:00 del mattino alle 03:00. Ancora prima di apprendere le origini dell’ora legale, è doveroso fare una premessa.

L’uomo, da tempi immemori, ha mostrato il desiderio di poter misurare il tempo, dapprima limitandosi ad osservare l’alterarsi del giorno e della notte, dell’alba e del tramonto; e poi passando all’uso dello gnomòne (dal greco ”conoscitore”), una specie di palo piantato in terra, la cui ombra andava rimpicciolendosi col salire del sole sull’orizzonte. In seguito, in Egitto e in altri territori orientali, si ricorse ad una nuova specie di gnomone, questa volta graduato; apparecchio ben presto sostituito dalla meridiana a muro. Più complicato fu l’orologio ad acqua in uso presso i Greci, mentre l’anello solare veniva utilizzato a Roma durante l’impero. Tutti questi strumenti, seppur imperfetti, ci danno un’idea dei diversi modi di calcolare il tempo nell’antichità.

ORA LEGALE 25Nell’età medioevale, invece, in un primo momento venne sfruttata, specie di notte e nei conventi, la candela e, in speciali occasioni, si ricorreva ad una sorta di “orologio umano”, composto da un coro di frati salmodianti per ore e ore sempre la stessa litania e sempre con la stessa cadenza, mentre ad uno di loro era affidato il delicato compito di contare il numero dei salmi, misurando così il tempo trascorso. Molto diffusa era la clessidra a sabbia e l’uso, in un secondo momento, di 4 clessidre a sabbia, ciascuna delle quali calcolata sul quarto d’ora, che permise di avere un’indicazione abbastanza precisa del quarto, della mezzora, dei tre quarti e dell’ora; indicazioni, queste, utili per fissare la durata dei discorsi nei tribunali e nelle chiese. Più tardi, la sabbia venne sostituita da un peso, il cui sfruttamento dette origine ai primi orologi meccanici, costosissimi, solo alla portata di re e papi. Chi non aveva orologi, si arrangiava alla meglio o col sole o col suono delle campane. La candela è rimasta nell’uso sino al XVIII, nel corso del quale si diffuse anche il sistema delle palline metalliche incorporate nella parte esterna di essa a intervalli regolari e destinate a cadere man mano che la cera si consumava.

Tornando all’ora legale, se si fa una ricerca su Google e in particolare su Wikipedia, si trovano con facilità spiegazioni esaurienti sulle sue origini. Quasi ovunque la si attribuisce a un’idea del 1784 di Benjamin Franklin, poco considerata nella sua epoca. Dall’origine dei tempi, l’uomo ha scandito i suoi ritmi lavorativi quotidiani in base al sole, alzandosi all’alba e andando a dormire al tramonto. Questa è stata la regola che ha permesso ai contadini di lavorare anche quando il tempo non era scandito da un orologio. Con la civiltà industrializzata le cose sono un po’ cambiate. L’abitudine di dormire di mattina, infatti, portava la società a sprecare le ore di luce naturale dell’alba e a consumare più energia nelle ore serali per l’illuminazione e il riscaldamento.

Aumentare le ore di luce durante il giorno significava risparmiare un’ora intera di candele e combustibile di sera. Fu in questo clima che una delle più grandi menti del diciottesimo secolo, Benjamin Franklin, scienziato, politico, inventore del parafulmine, delle lenti bifocali, ma anche insigne botanico, sotto consiglio del collega francese Jacques Légal, pubblicò, il 26 aprile 1784, sul quotidiano francese Journal de Paris, il saggio intitolato “Un progetto economico per la riduzione del costo della Luce”… una sorta di scrigno, contenente le sue riflessioni che teorizzavano l’adozione di un orario diverso che “inseguisse” il sole, quindi la luce, basate sul principio del risparmio energetico dei Paesi industrializzati. Purtroppo nessuno avvertì le evidenti e lungimiranti potenzialità del suo pensiero, che avrebbe condotto al risparmio di candele e carbone, al tempo usato per alimentare le stufe ma anche i macchinari a vapore delle industrie.

Ci volle più di un secolo perché la proposta di Franklin trovasse finalmente il successo e lo scoppio della guerra, uno dei più grandi incubatori di idee della storia umana, ebbe un ruolo determinante nel prosieguo della storia dell’ora legale. Nel 1907, infatti, l’ora legale venne ripescata dal costruttore inglese William Willet, trovando, in breve tempo, terreno fertile anche grazie alle esigenze di risparmio energetico, dettate dallo scoppio della Grande Guerra. Nel 1916, la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera all’adozione del British Summer Time; imitata in breve tempo da molti altri paesi d’Europa. In Italia l’ora legale è stata adottata per la prima volta nel 1916, tramite decreto legislativo 631 del 27 maggioI quotidiani dell’epoca dedicarono poco spazio alla notizia, in mezzo a bollettini di guerra e altri aggiornamenti sull’andamento del conflitto mondiale che si stava combattendo. Fu proprio la guerra a ispirare la decisione: l’ora di luce guadagnata in una fase “utile” della giornata (tardo pomeriggio) poteva essere impiegata per produrre armi e munizioni al costo di un’ora di luce persa al mattino presto (momento considerato meno produttivo).

L’orale legale rimase in uso sino al 1920 e da allora venne abolita e ripristinata diverse volte tra il 1940 e il 1948 a causa della Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, con legge n° 503 del 1965, dal 21 maggio 1966, in un periodo di crisi energetica, è stata utilizzata con continuità, seppur con modalità varianti negli anni: dal 1966 al 1980 fu stabilito che essa dovesse rimanere in vigore dalla fine di maggio alla fine di settembre; dal 1981 al 1995 si stabilì di estenderla dall’ultima domenica di marzo all’ultima di settembre; ma il regime definitivo è entrato in vigore nel 1996 quando, a livello europeo, si decise di prolungarne ulteriormente la durata dall’ultima domenica di marzo all’ultima di ottobre. La definizione internazionale di ora legale è riferita al fuso orario e si definisce come anticipo di 60 minuti rispetto all’UTC (Coordinated Universal Time) nel periodo definito dalla legge. Il fuso orario italiano è UTC + 1 ed aggiungendo l’ora legale abbiamo UTC + 2.

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