Trappist-1, la NASA e il contrappasso di Totò

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Gli amanti del cinema oppure quelli che hanno qualche capello grigio, non possono non ricordare la scena in cui Totò cerca di vendere la fontana di Trevi ad un turista americano.
Forse per una strana legge del contrappasso, qualcosa di simile è avvenuto in occasione del recente annuncio della scoperta dei sette pianeti “Earth friendly”: Trappist-1.
La NASA, con un’atto degno dell’attore napoletano, ha venduto a tutti l’informazione che la scoperta fosse opera esclusivamente sua.
Premesso che l’annuncio è un po’ monco, considerando il fatto che tre di questi pianeti erano già stati individuati lo scorso anno nella zona abitabile del sistema planetario, la maggior parte di questa scoperta ha paternità e matrice europea.
Le ricerche sono state condotte da scienziati del vecchio continente e gli apparati d’osservazione erano sparsi in tutto il mondo, ma facevano capo all’agenzia spaziale europea o sue emanazioni come l’ESO (European Southern Observatory) che gestisce osservatori in Cile.
Bisogna quindi richiamare all’ordine la NASA per questa assoluta mancanza di correttezza, ma si deve anche un forte richiamo all’ESA che non ha saputo comunicare con altrettanta tempestività ed efficacia, questo importante risultato ottenuto con personale, fondi ed attrezzature europee.
L’ESA, ovviamente, continua nella sua opera di ricerca e sono di particolare interesse due missioni che partiranno entro i prossimi cinque anni.
CHEOPS (CHaracteristing ExOPlanet Satellite) sarà la prima missione europea dedicata alla ricerca di pianeti extrasolari abitabili.
Il lancio è previsto per il prossimo anno e si baserà sul “metodo dei transiti”, con sofisticati quanto delicati sensori, inseriti in un telescopio grande appena 35 cm, che cercheranno variazioni di luminosità di stelle, quando un pianeta transita davanti ad essa.
PLATO farà fare passi da gigante alla fisica degli esopianeti ed a quella stellare – commenta Isabella Pagano, coordinatrice INAF del progetto – ma sarà anche l’occasione per molti giovani ricercatori di lavorare ad un progetto di ampio respiro e di lungo termine, fianco a fianco con i loro colleghi europei”.
Il satellite è in fase di assemblaggio e test presso il centro tecnologico dell’ESA chiamato ESTEC di Noordwijc in Olanda, con i suoi componenti realizzati da fornitori sparsi fra Portogallo, Spagna, Svezia Ungheria, Regno Unito ed Italia.
Avrà un cuore tutto italiano l’altra missione di ricerca europea PLATO (PLAnetary Transit and stellar Oscillations) ed un nome che richiama il grande filosofo greco Platone.
Partirà nel 2024, avrà una vita operativa di sei anni ed è inserita nell’ambito del piano d’attività europeo “Cosmic Vision” che pianifica tutte le missioni scientifiche dell’ESA fino al 2025.
L’ambizione di questo satellite è scovare pianeti abitabili partendo dai dati forniti da osservatori di ricerca a più ampio raggio come il telescopio Kepler, Hubble ad esempio.
Il fulcro del sistema PLATO sarà un sistema di 34 piccoli telescopi ideati dal science team coordinato dal prof. Roberto Ragazzoni, astronomo INAF (Istituto Nazionale di Astro Fisica) e docente di ottica all’università di Padova.
Sono telescopi straordinari, ognuno in grado di osservare nei minimi dettagli una porzione di cielo grande 5mila volte la luna piena e, con una visuale complessiva, simile a quella dell’occhio umano, potranno osservare 100mila stelle alla volta.
PLATO è frutto dell’eccellenza italiana” – dichiara Giampaolo Piotto astronomo all’INAF – “e completerà il lavoro di GAIA che ha censito migliaia di stelle nell’intorno del Sole, ma determinandone la tipologia e le caratteristiche, con un’accuratezza mai raggiunta prima”.
CHEOPS e PLATO si aggiungono ad altre due missioni europee a forte partecipazione italiana come Solar orbiter ed Euclid.

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