Tumori, l’indagine: reti oncologiche solo in 6 regioni

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Ogni giorno in Italia circa mille persone ricevono una diagnosi di tumore, nel 2020 i malati saranno 4 milioni e mezzo. L’incidenza è più elevata al Nord, i valori di sopravvivenza per alcuni tipi di cancro si confermano maggiori nelle aree settentrionali. E sono concentrate al Nord le reti oncologiche – intese come “il coordinamento di tutte le azioni che riguardano l’assistenza al malato oncologico, sia dentro che fuori dall’ospedale” – al momento attive solo in Veneto, Piemonte, Lombardia, Toscana, Trentino e Umbria. Sono in fase di attivazione in Emilia Romagna, Fvg, Lazio, Liguria, Alto Adige e Sicilia, mentre mancano nel resto d’Italia. E’ quanto emerge dal Monitoraggio civico sulle strutture oncologiche, realizzato da CittadinanzattivaTribunale per i diritti del malato, con il contributo non condizionato di Msd Italia, e presentato oggi a Roma. Dall’indagine risulta che il 52% delle strutture monitorate appartiene a una rete oncologica formale, ma in realtà si tratta per lo più di strutture che lavorano in rete garantendo i servizi necessari, pur non essendoci un formale atto costitutivo. Tutte sono dotate di un Day hospital oncologico, il servizio di radioterapia è attivo nel 55% delle strutture, il Pronto soccorso o Dea nell’81%, il Centro di terapia del dolore nell’89%, il servizio di psiconcologia nel 73%. Meno diffusi i servizi di riabilitazione oncologica (presente nel 43% delle strutture), e l’hospice (nel 44%).

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