E’ venuta a far visita al nostro pianeta il 1° aprile quasi volesse unirsi ai festeggiamenti per la giornata degli scherzi e sarà visibile fino al 7-8 del mese, prima di proseguire il suo viaggio verso il Sole.
A mostrarsi allo sguardo degli astronomi, ma anche di tanti appassionati che possono osservarla dall’emisfero nord della Terra puntando i binocoli tra il Grande e il Piccolo Carro, è la cometa 41P/Tuttle-Giacobini-Kresák, appartenente alla famiglia delle gioviane e caratterizzata da una storia singolare. La possiamo ammirare nell’immagine accanto a sinistra, realizzata il 24 marzo 2017 dall’astro-fotografo Chris Schur (Credits: image copyright Chris Schur).
Il corpo celeste – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – è stato letteralmente scoperto tre volte, prima che si arrivasse ad una sua identificazione definitiva, ed è per questo motivo che porta il nome dei suoi tre scopritori. La storia delle osservazioni di 41/P abbraccia quasi un secolo, dal 1858 al 1951.
Il primo a cimentarsi con questa cometa è stato l’astronomo statunitense Horace Tuttle nel 1858; all’epoca 41P fu ritenuta una cometa periodica che orbita intorno al Sole, ma gli studiosi non riuscirono a stimare la durata del suo viaggio. Indipendentemente dalle osservazioni di Tuttle, la cometa fu scoperta nel 1907 dal francese Michel Giacobini.
Tempo dopo fu l’astronomo britannico Andrew Crommelin a determinare che le osservazioni di Tuttle e Giacobini si riferivano allo stesso corpo celeste e calcolò che 41P si sarebbe ripresentata nel 1928 e nel 1934. La cometa però non fu osservata e fu considerata perduta.
Nel 1951, il terzo scopritore, lo slovacco Lubor Kresák, finalmente collegò la sua osservazione di 41P a quelle precedenti.
La cometa, che ha vissuto diversi outburst con conseguente incremento della luminosità (particolarmente intenso fu quello del 1973), compie la sua orbita intorno al Sole ogni 5,4 anni e in alcuni di questi ‘giri’ si avvicina relativamente alla Terra.
Il 1° aprile 2017 41P è passata ad una distanza di 21 milioni di chilometri dal nostro pianeta e il 12 aprile raggiungerà il perielio, trovandosi a 160 milioni di chilometri dal Sole. Il passaggio del 1° aprile è la visita più ravvicinata alla Terra effettuata dalla cometa nell’arco di almeno 50 anni.
Passaggi del genere sono una vera e propria manna per gli astronomi che possono approfondire le caratteristiche di questi ‘fossili’ del Sistema Solare, come la composizione chimica, la chioma e il nucleo. Nel caso di 41P, osservata il 1° aprile con il telescopio IRTF (InfraRed Telescope Facility, foto sopra a destra) della NASA, l’interesse della comunità scientifica è maggiore perché sono pochi gli esemplari appartenenti alla famiglia delle comete gioviane che sono stati oggetto di studio, soprattutto per quanto riguarda la composizione chimica dei ghiacci presenti nel nucleo.