Astronomia, pianeti extrasolari: l’eso-Venere della porta accanto

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Un’opportunità unica per studiare le caratteristiche che accomunano Venere e la Terra e le differenze che li rendono dei “gemelli diversi”: una nuova ricerca ha effettuato uno studio su un pianeta simile a Venere, appartenente a un sistema extrasolare, per definire le dinamiche che conducono due mondi simili ad evolvere in modo opposto.

La scoperta di un “eso-Venere” da parte di un gruppo internazionale di ricercatori, guidati da Isabel Angelo (SETI Institute, NASA Ames Research e UC Berkley), rinnova l’interesse nei confronti dell’arido e inospitale Venere, simile al nostro per densità e dimensioni ma inadatto ad ospitare la vita. E soprattutto fornisce nuovi indizi utili a studiare le dinamiche che conducono un mondo a divenire o meno abitabile.

Lo hanno battezzato Kepler 1649 b, un corpo planetario extra solare che orbita attorno ad una stella grande ¼ della nostra a 219 anni luce dalla Terra. Un follow up serrato, ha permesso agli esperti del team di Angelo di tracciarne un profilo dettagliato: Kepler 1649 b assomiglia in tutto e per tutto ai “gemelli diversi” del Sistema Solare. Con un raggio 1.8 volte quello terrestre e un’incidenza radiale – la quantità di luce che riceve dalla sua stella – 2,3 volte quella di Venere, l’esopianeta è il candidato perfetto per lo studio delle differenze tra il nostro mondo, dove prospera la vita e il desolato vicino di casa.

Le diversità tra la copia aliena e l’originale – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – consistono nel fatto che il Kepler in questione è maggiormente soggetto agli effetti indotti dalla natura del suo astro – una stella classificata come nana M (ovvero una nana rossa), particolarmente vivace dal punto di vista magnetico – e alle forze mareali (che a loro volta condizionano il ciclo delle stagioni e l’attività geologica). Il livello di radiazione a cui è esposto il clone poi è inferiore a quello di Venere, per via della diversa grandezza tra la stella di Kepler e il Sole. Il dato però è compensato dalla vicinanza alla stella da cui il nuovo mondo muove – Kepler completa il suo moto rivoluzionario in 8,7 giorni.

A dispetto delle differenze dunque l’eso-Venere individuato è il più simile ad oggi tra i nostri simili. La sua analisi offrirà alle future missioni esplorative un’opportunità unica di studiare le condizioni che determinano la comparsa della vita: mentre TESS– Transiting Exoplanet Survey Satellite – ne osserverà i transiti, Gaia migliorerà l’accuratezza delle misurazioni della distanza dalla stella e delle proprietà. Anche il successore di Hubble, il telescopio James Webb che farà il suo debutto nel 2018, terrà d’occhio Kepler nella speranza di estorcegli informazioni sulla sua atmosfera.

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