Mesi d’instabilità prima del botto finale. Così una stella con massa almeno una decina di volte superiore a quella del Sole, esaurito il proprio combustibile nucleare, vive l’ultima stagione della propria esistenza. Prima di spargere nel Cosmo i semi di futuri astri, esplodendo come supernova. Un fenomeno tra i più luminosi dell’Universo, con emissione di radiazione che, per brevi periodi, può superare quella di un’intera galassia.
A individuare i segni d’instabilità di queste stelle morenti, un team internazionale di astronomi coordinati dagli studiosi israeliani del Weizmann Institute of Science. I risultati della loro ricerca sono appena stati pubblicati su Nature Physics.
Gli studiosi – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno scoperto che nel corso di questi mesi d’instabilità una stella, prima di esplodere, erutta materiale, creando intorno a sé una sorta di guscio di gas. Gli autori pensano che questo processo sia comune alla maggior parte delle stelle destinate a esplodere come supernove, a partire dalle super giganti rosse.
Per raggiungere questo risultato, gli autori si sono serviti del Palomar Observatory nel Sud della California. Hanno, così, effettuato una scansione del cielo in cerca di ‘stelle transienti’ in precedenza invisibili, possibili spie di future esplosioni di supernove.
Una volta individuati dei buoni candidati, per avere un’ulteriore conferma, hanno osservato la regione di cielo anche con il Keck Observatory nelle Hawaii, e con il telescopio spaziale Swift della NASA.
“Non abbiamo ancora compreso del tutto il processo che porta una stella a esplodere come supernova – conclude Ofer Yaron, uno dei coordinatori del team -. Questa scoperta solleva nuovi interrogativi, legati ad esempio ai meccanismi che portano la stella dal periodo d’instabilità, che può durare anche un intero anno, all’esplosione finale”.