Continua l’impegno diplomatico della Cina nella delicata situazione della gestione della crisi in Corea del Nord. Xi chiede nuovamente moderazione, nonostante durante il fine settimana ci siano stati nuovi picchi di tensione a causa delle dichiarazioni comparse sulla stampa di Pyongyang, delle minacce nordcoreane all’Australia e dell’arresto di un altro cittadino statunitense su suolo nordcoreano.
Il presidente cinese, Xi Jinping, ha discusso nuovamente dell’argomento con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in una telefonata avvenuta oggi, sottolineando l’importanza di trovare un punto di incontro “a metà strada” tra le parti coinvolte, come sottolinea l’agenzia Xinhua. La Cina “si oppone fermamente a ogni atto che violi le risoluzioni delle Nazioni Unite”, ha dichiarato Xi Jinping, e “auspica che tutte le parti coinvolte esercitino moderazione e si trattengano da azioni che possano aggravare la tensione nella penisola”.
Trump ha avuto una conversazione anche con il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, il quale ha ribadito l’appoggio alla nuova linea statunitense nei confronti di Pyongyang secondo cui “tutte le opzioni sono sul tavolo”, anche quella militare. Secondo entrambi Pyongyang dovrebbe moderare toni e azioni. Lo stesso primo ministro giapponese aveva manifestato giorni fa la sua preoccupazione, dichiarando che la Corea del Nord potrebbe progettare anche un attacco con il gas sarin. La cooperazione America-Giappone comprende anche l’aspetto militare: da ieri, due cacciatorpedinieri giapponesi si sono uniti alla flotta Usa guidata dalla portaerei Carl Vinson diretta verso le acque della penisola coreana.
La Corea del Sud mantiene invece una posizione più cauta: oggi tramite un portavoce del Ministero della Difesa ha ribadito di essere “pienamente preparata” all’eventualità di un nuovo test nucleare nordcoreano.
Gli inviti alla moderazione seguono le ore di tensione dei giorni scorsi, tensione non del ancora attenuatasi se si considera che ancora oggi la stampa del regime di Kim Jong-Un ha mandato messaggi di sfida diretti alla Carl Vinson, affermando di essere in grado di affondarla. “Quello che rimarrà agli aggressori saranno cadaveri“, scrive il Rodong Sinmun in un editoriale. In un articolo di commento ripreso dall’agenzia Xinhua, il maggiore organo di stampa nordcoreano scrive che “sono salde la volontà e la risolutezza del popolo e dell’esercito nordcoreano di annichilire gli invasori fino all’ultimo e di chiudere la resa dei conti con gli Stati Uniti”.
Il Rodong Sinmun definisce “malvagio“ il progetto degli Stati Uniti di “scuotere la volontà della Repubblica Democratica Popolare di Corea” attraverso la minaccia e il ricatto militare. “Simili minacce” – aggiunge il quotidiano di Pyongyang – “possono spaventare un pusillanime, ma non funzioneranno mai con la Repubblica Democratica Popolare di Corea. Gli Stati Uniti faranno bene a rendersene conto“. Toni alti anche nei confronti di Pechino: Pyongyang è infatti infastidita dalla posizioni della Cina che risultano filo-statunitensi, e Pechino risponde, ormai da giorni, alle provocazioni di Pyongyang con voci di un possibile embargo petrolifero nei confronti della Corea del Nord.
Il Global Times riporta oggi un editoriale di risposta a un articolo pubblicato lo scorso venerdì dalla Korean Central News Agency, l’agenzia di stampa nordcoreana, in cui il regime di Kim Jong-Un critica la Cina senza mai nominarla. “Se continuerà ad applicare le sanzioni economiche alla Dprk”, la Repubblica Democratica Popolare di Corea, “dovrà preparasi ad affrontare catastrofiche conseguenze nelle relazioni con Pyongyang”. Mosse di questo tipo, avverte il giornale cinese, “non avranno altro effetto se non quello di isolare ulteriormente Pyongyang. Se la Corea del Nord condurra’ il sesto test nucleare, Pechino sosterra’ senza alcun dubbio le Nazioni Unite nell’imposizione di sanzioni piu’ dure, incluso l’embargo petrolifero”.