Il rapporto tra Usa e Corea del Nord, già labile, sembra pronto ad esplodere da un momento all’altro. Sono in molti a temere che la situazione possa degenerare domani, in corrispondenza all’anniversario della nascita del fondatore del Paese, Kim Il-Sung. Si tratta di una ricorrenza importante, che potrebbe coincidere con il sesto test nucleare del regime a cui Donald Trump potrebbe rispondere con il gruppo aeronavale della portaerei Carl Vinson, inviati nell’area nei giorni scorsi.
Nelle ultime ore poi, le tensioni diplomatiche sono alle stelle: il regime di Kim Jong-Un ha alzato i toni contro Washington dicendosi “pronto alla guerra” mentre Pechino ha avvertito che un conflitto nella penisola può scoppiare “in qualsiasi momento”, sospendendo così i voli diretti con Pyongyang dell’Air China a partire da lunedì. Non è ancora possibile prevedere la reazione degli Stati Uniti nel caso di un nuovo test nucleare da parte di Pyngyang: alcune fonti dell’intelligence Usa hanno riferito alla Nbc che gli Usa sono pronti a lanciare un attacco preventivo contro la Corea del Nord con armi convenzionali, ma altri funzionari Usa hanno successivamente frenato e il Pentagono non ha voluto rilasciare alcun commento.
La Corea del Nord dal canto suo assicura di non temere lo scontro: “Non terremo le braccia incrociate di fronte a un attacco preventivo degli Stati Uniti”, ha spiegato il vice ministro degli Esteri nordcoreano Han Song Ryol, ribadendo che un nuovo test nucleare verra’ effettuato “quando il quartiere generale lo riterra’ opportuno“. L’alto funzionario del regime di Kim Jong-Un ha poi criticato il presidente americano: “Trump fa sempre provocazioni con il suo linguaggio aggressivo. Non e’ la Repubblica Democratica Popolare di Corea, ma gli Stati Uniti e Trump che cercano guai”, ha sottolineato il vice ministro di Pyongyang. “Faremo fronte a qualsiasi cosa arrivi dagli Stati Uniti. Siamo assolutamente preparati”. L’esercito del Paese comunista ha minacciato una “risposta spietata” a qualsiasi provocazione Usa.
“La nostra durissima reazione contro gli Stati uniti e i suoi sudditi sara’ presa in modo cosi’ spietato che non permettera’ agli aggressori di sopravvivere”, tuonano i vertici militari di Pyongyang, che prendono di mira anche l’invio nelle acque vicino alla Corea del Nord della flotta di navi da guerra statunitensi capeggiata dalla portaerei Uss Carl Vinson. “Piu’ vicino arriveranno obiettivi cosi’ grossi come le porterei a propulsione nucleare, piu’ grande sara’ l’effetto degli attacchi senza pieta’“, conclude la nota.
Anche le altre potenze sono preoccupate per una situazione molto grave e pericolosa, come ha sottolineato anche il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, secondo il quale un conflitto in Corea del Nord puo’ scoppiare “in qualsiasi momento”, e, ha assicurato, “non ci saranno vincitori”. “Grande preoccupazione” è stata espressa anche dalla Russia, che ha lanciato un appello alla “moderazione“. Anche il Cremlino ha definito una “provocazione” l’invio di navi da guerra americane verso le coste coreane. Il Giappone sta preparando le precauzioni contro una possibile provocazione di Pyongyang: “dopo le rivelazioni del primo ministro, Shinzo Abe, secondo cui il regime di Kim Jong-Un potrebbe decidere di usare il letale gas sarin per un attacco chimico, alcune fonti del governo di Tokyo hanno fatto sapere all’agenzia Kyodo di avere pronto dal febbraio scorso, dopo l’incontro tra Trump e Abe in Florida, un piano per mettere in sicurezza i cittadini giapponesi in Corea del Sud e per rispondere al possibile ingresso nel Paese di soldati nord-coreani travestiti da rifugiati.”