La depressione è una delle patologie più diffuse. Colpisce in Europa 40 milioni di persone, ma solo un terzo di coloro che ne avrebbero bisogno si rivolge allo specialista. La Giornata mondiale della salute 2017, che si celebra il 7 aprile ed e’ promossa dall’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) è dedicata proprio alla depressione. Nel 2030 il cosiddetto ‘male oscuro’, che nel mondo interessa 322 milioni di soggetti, ricorda la Societa’ italiana di psichiatria (Sip), sara’ la malattia piu’ invalidante con un altissimo impatto economico: la depressione grave puo’ costare fino a 11.000 euro l’anno a paziente solo per costi diretti, legati cioe’ a farmaci, complicanze e ricoveri.
Le categorie più colpite sono gli anziani, in Italia ne soffre ben il 20%. Nell’ultimo decennio, l’incidenza della depressione è aumentata del 18,4%, con un picco proprio tra gli anziani: tra le donne tra 55 e 74 anni la percentuale supera il 7,5%, per gli uomini si arriva al 5,5%. In Italia, “tra gli over-65, il 20% soffre di depressione. Infatti – afferma il presidente dell’Associazione di Psicogeriatria, Marco Trabuchi – la perdita di fiducia nel futuro e’ una grave forma di riduzione della vitalita’. Nei casi piu’ gravi si sfocia poi nel suicidio. Nel 2015, nel mondo, 788 mila persone si sono tolte la vita, 4mila solo in Italia”. Un fenomeno grave dinanzi al quale la Sip, insieme all’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda), sollecita un Piano nazionale che evidenzi i bisogni e indichi il percorso per contrastare la patologia. Cio’ considerando che la depressione e’ in crescita pure tra le donne: “Per questo – annuncia Francesca Merzagora, presidente Onda – in occasione della Giornata nazionale della salute della donna, dal 18 al 24 aprile le donne con problemi di depressione potranno fruire di visite e sportelli di ascolto in 152 Ospedali”. La depressione, inoltre, avverte il presidente Sip Claudio Mencacci, “e’ piu’ accentuata nelle persone con condizioni socio-economiche e scolarita’ basse”. Molto puo’ pero’ essere fatto: oltre a terapie farmacologiche e psicologiche, infatti, anche “interventi su stile di vita e inserimento sociale – conclude Bernardo Carpiniello, presidente eletto Sip – possono risultare utili nel modificare diversi fattori di rischio”.