Entro il 2050 nel mondo saranno presenti 250 milioni di eco-profughi, “rifugiati ambientali”: è previsto un aumento annuale di circa 6 milioni. Secondo l’Internal Displacement Monitoring Agency, la probabilità di dover abbandonare la propria casa è aumentata per intere popolazioni: oggi è il 60% in più rispetto al 1975. Secondo le attuali stime dal 2008 oltre 157 milioni di persone si sono dovute spostare per eventi meteorologici estremi. I riflettori dell’Earth Day saranno puntati quindi sul loro dramma incompreso e il Villaggio della Terra promosso a Villa Borghese dedicherà a questo tema l’intera giornata conclusiva del 25 aprile.
“Il nostro pianeta – sottolinea Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia – sta subendo in maniera sempre più chiara e veloce, un cambiamento non dovuto a fenomeni naturali. Gli effetti dei mutamenti climatici, come è noto, riguardano tutti. L’impatto, però, che hanno sui Paesi più poveri e sulle popolazioni più vulnerabili, è decisamente maggiore. Negli ultimi anni, proprio a causa di queste alterazioni e delle susseguenti drammatiche condizioni ambientali, sono aumentate le migrazioni forzate di intere fette di popolazioni nel mondo”.
In realtà spesso le emergenze umanitarie causate da disastri naturali, hanno molto poco di naturale: come nel Sud del Sudan, dove centinaia di migliaia di persone sono state colpite da carestia e oltre un milione di loro costrette alla fuga nel periodo compreso tra la fine del 2016 e inizio 2017. In realtà le cause di tale fenomeno non sono naturali: allevatori, coltivatori e contadini non possono occuparsi del bestiame e delle terre non per la loro aridità, ma perché esse non risultano accessibili per via del conflitto tra truppe governative e ribelli.
Un altro caso degno di nota è quello del Delta del Niger dove numerose popolazioni sono vittime del Land Grabbing (accaparramento della terra per interessi economici ad opera di Stati e multinazionali). Molti, senza possibilità di scelta né di replica, hanno dovuto abbandonare la propria casa, o talvolta sono persino morte, per via di sversamenti petroliferi dei pozzi gestiti da compagnie occidentali. Altri aspetti da tenere in considerazione sono le diverse situazioni di conflitto che sembrano in apparenza estranee a motivi ambientali, ma le cui origini sono in realtà anche connesse ai cambiamenti climatici in atto.
“La battaglia per la conservazione dell’ambiente – rileva ancora Sassi – non avrebbe senso se non fosse primariamente una lotta per l’uomo, in particolare l’uomo piu’ fragile, piu’ a rischio, quello che subisce drammaticamente sulla propria pelle gli effetti dei cambiamenti climatici. La nostra organizzazione ha fortemente voluto porre all’attenzione di tutti il tema degli ecoprofughi e ribadire che il modo migliore per celebrare la Giornata Mondiale della Terra e’ avere coscienza dei rischi che stiamo correndo e intraprendere azioni concrete personali e comuni perche’ il mondo sia piu’ vivibile, a partire dalle popolazioni piu’ vulnerabili”.
“Il fenomeno degli ecoprofughi – afferma da parte sua Antonia Testa, co-responsabile del Movimento dei Focolari di Roma – penso richiami da vicino quanto Papa Francesco esprime quando parla di “ecologia integrale”, ossia l’importanza di riportare al centro dell’attenzione la persona. Ci si prende davvero cura del creato, dell’ambiente, se ci si prende cura degli uomini e delle donne che lo abitano, se la loro dignità viene difesa e promossa, sei i loro diritti fondamentali vengono riconosciuti. Lavorare in questa direzione vuol dire lavorare per la pace e questo, direi, e’ il modo più alto, più nobile di custodire la nostra Terra”.