Custodiscono un ‘elisir’ di salute e assicurano una costante ed adeguata disponibilità di latte per i lattanti con specifici problemi clinici, in particolare per i neonati prematuri: sono le banche del latte, veri e propri punti di raccolta di latte donato da mamme che stanno allattando. “In Italia se ne contano 35 – spiega Guido Moro, presidente dell’Associazione italiana banche del latte umano donato (Aiblud), disegnando per Adnkronos Salute una ‘mappa’ di queste strutture nella Penisola – e possiamo dire che oggi siamo messi molto bene: fino a poco tempo fa eravamo i secondi a livello europeo, dietro alla Francia che ne contava 36, ma recentemente due banche francesi sono state chiuse, e quindi siamo diventati i primi in Europa. Le banche italiane – precisa – sono distribuite soprattutto tra Nord e Centro, il sud non ne ha molte, e in Sardegna e Liguria sono totalmente assenti”.
“Il latte materno – sottolinea Moro – rappresenta il miglior alimento per i neonati, e le banche consentono di utilizzarlo per i bambini nati prematuri, quando la mamma non ne ha a sufficienza. I prematuri, ricevendolo, hanno notevoli vantaggi dal punto di vista sanitario, poiché il latte protegge il bambino da eventuali infezioni batteriche e virali, da allergie e malattie metaboliche, riducendo notevolmente alcune patologie come l’enterocolite necrotizzante. I vantaggi a breve termine durante il periodo di degenza sono notevoli, e si riducono anche i giorni di terapia intensiva. Tutto questo ha delle ripercussione positive sia dal punto di vista del bambino sia per quanto riguarda i costi che ricadono sul sistema sanitario: un neonato che non presenta patologie, o ne presenta un numero limitato, avrà dei costi di cura minori. Dobbiamo tenere conto di questi vantaggi a breve e lungo termine, che comportano dei vantaggi alla società e ai soggetti stessi”.
“Le banche del latte umano – prosegue Moro – solitamente sono strutture pubbliche inserite in strutture ospedaliere dotate di Terapia intensiva neonatale, ma esiste anche un modello misto pubblico/privato che sta venendo su bene, come già accade a Bologna e Vicenza, dove rispettivamente Granarolo e Centrale del latte collaborano con gli ospedali: raccolgono il latte, lo ‘lavorano’ e poi lo portano nelle strutture ospedaliere”.
Ma come avviene il processo di donazione? “Una donna che vuol donare latte – spiega il presidente Aiblud – deve prima compilare un questionario dove si indagano abitudini alimentari, stile di vita e malattie passate. Se tutto è regolare si fa un prelievo del sangue per controllare eventuali presenze di patologie, come Hiv ed epatite. C’è da dire che questi sono esami che vengono già effettuati durante la gravidanza – osserva Moro – e pertanto se una donna decide di donare, possiamo dire che tutto sia già stato controllato preventivamente”.
“La raccolta del latte – prosegue – può avvenire con due modalità: o la banca manda a casa della donna un servizio a domicilio, oppure è la stessa mamma che deve attivarsi per portarlo in banca. In Italia il 50% delle banche non ha un servizio di raccolta a domicilio. Da un anno la nostra Associazione in collaborazione con un’azienda privata ha messo in piedi a Milano il servizio ‘Human Milk Link’, un innovativo sistema che consente la raccolta del latte materno direttamente al domicilio della donatrice: un’ostetrica va a casa della donna, verifica l’ambiente, raccoglie il latte e tramite un apposito frigo lo porta alla banca di destinazione. Questo servizio ha riscosso grande successo, ed è stato preso a modello”.
“Quando il latte arriva alla banca – continua Moro – vengono effettuati dei controlli per verificare che non sia inquinato: il primo esame è macroscopico (colore, odore), successivamente viene operato un prelievo per definire la carica microbiologica batterica e, nel caso non sia elevata, il latte viene pastorizzato. La pastorizzazione avviene con metodo Holder a una temperatura di 62,5°C per 30 minuti per distruggere i virus e la maggior parte dei germi patogeni. Una volta pastorizzato, viene conservato in freezer a -20°C per non più di tre mesi nel caso di utilizzo per bambini prematuri, mentre per soggetti diversi (bambini con patologie metaboliche, allergie, intolleranze a latte vaccino) viene mantenuto fino a sei mesi”.
Quanto latte si raccoglie complessivamente in Italia? “Nel 2014 – rivela Moro – sono stati raccolti da tutte le banche 10 mila litri di latte, che soddisfano un terzo del bisogno di tutti i bambini nati prematuri. Da un’indagine fatta in collaborazione con il ministero della Salute, è emerso che alcune banche lavorano con un tenore molto basso di latte: qualcuna ne raccoglie appena 50 litri, mentre altre ne raccolgono anche 2500 all’anno. C’è ancora molto da lavorare per colmare queste disparità – osserva il presidente Aiblud – le piccole banche vanno potenziate e dobbiamo aumentare il volume e la capacità delle banche già pienamente operative”. (AdnKronos)
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In Italia 35 banche del latte di mamma, ecco come funzionano
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