Stamane nella Sala Ovale di Palazzo Zanca è stata presentata la sesta edizione della manifestazione “Dieci, Cento, Mille rapaci sul tuo orizzonte – La Magia dello Stretto di Messina”, evento patrocinato dall’assessorato all’Ambiente e Nuovi Stili di Vita del Comune di Messina, dalla Città Metropolitana di Messina, dal Parco Regionale delle Madonie, dal Parco Nazionale dell’Aspromonte e dalla Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia.
L’iniziativa, organizzata dall’Associazione “Centro Educazione Ambientale (CEA) Messina onlus”, prenderà il via domani, dalle ore 9.30, nel piazzale del Santuario di “Dinnammare” dove tutti gli appassionati di ornitologia si sono dati appuntamento per quella si preannuncia un’intesa attività di birdwatching.
La giornata di domani sarà l’occasione per ammirare il passaggio nei nostri cieli di migliaia di volatili. Quello scelto è infatti il periodo migliore per fare osservazioni sullo Stretto, in questo periodo può capitare di assistere a fenomeni assolutamente entusiasmanti, con passaggi anche di 1.000-5.000 rapaci in un giorno.
Lo Stretto di Messina, insieme al Bosforo e a Gibilterra, rappresenta uno dei tre punti di transito scelti da milioni di uccelli migratori che ogni primavera partendo dall’Africa sub-sahariana, affrontano un viaggio di oltre cinquemila chilometri per andare a nidificare nel nord dell’Europa.
Nel panorama dei luoghi per effettuare birdwatching, indubbiamente la città dello Stretto occupa un ruolo di prim’ordine. Lo Stretto di Messina è unico al mondo per le sue peculiarità, si trova infatti a metà strada del luogo di volo che gli uccelli affrontano nella loro migrazione e le particolari correnti ascensionali che qui si creano, associate alle correnti dello Ionio e del Tirreno, consento alle specie viaggiatrici di riposarsi in quota, semplicemente aprendo le ali e lasciandosi trasportare dai venti, recuperando così le forze per affrontare la seconda parte del viaggio. Per tali ragioni, lo Stretto meglio si presta alle attività di censimento e monitoraggio dei volatili, il canale infatti agevola gli avvistamenti dei rapaci grazie alle sue caratteristiche simili ad un imbuto, con la parte meno ampia verso nord, in corrispondenza della congiungente ideale Capo Peloro- Torre Cavallo e verso sud, dove si apre gradualmente fino al traverso di Capo delle armi, in Calabria.
Tuttavia, mentre la migrazione dei rapaci sul Bosforo, sullo Stretto di Gibilterra, Falsterbo, ed Eilat sono meta ogni anno di un vero e proprio pellegrinaggio di appassionati birdwatchers, lo Stretto di Messina rimane misconosciuto ai più, compresi gli appassionati italiani, nonostante proprio in questo periodo la suggestiva ambientazione dello Stretto si popoli di particolari specie che attraversano i nostri cieli in vista della stagione della riproduzione.
Arnaldo Oliva, appassionato osservatore del transito dei Rapaci nello Stretto di Messina, racconta ai microfoni di StrettoWeb principali modalità di migrazione nello Stretto di Messina e quali specie si aspetta di avvistare domani: “Domani mi aspetto di avvistare soprattutto il Falco pecchiaiolo, ma la novità è che proprio ieri sono state avvistate quattro Aquile reali che sono una rarità. Considerate che in Sicilia sono state avvistate soltanto quattro coppie di questa specie. L’aquila reale è infatti un tipo di uccello che ha bisogno di grandi spazi per vivere e per nidificare. Questi rapaci si nutrono di conigli selvatici e selvaggina locale“.
Secondo i recenti censimenti, sul nostro territorio sono state avvistate ben 39 le specie del Paleartico Occidentale, tra cui il Nibbio Bianco, l’Aquila delle steppe e l’Aquila imperiale.
Uno dei luoghi più apprezzati per le attività di birdwatching è lo storico Monte Ciccia a Messina, l’ultimo baluardo collinare prima di iniziare l’attraversamento dello Stretto. La dorsale dei Monti peloritani rappresenta il più importante “bottle neck” per la migrazione dei rapaci in Italia e include la zona di maggior concentrazione del flusso migratori, che è anche quella in cui gli uccelli volano più in basso e risultano quindi più vulnerabili. Tutto il monte è disseminato da appostamenti, un tempo utilizzati dai cacciatori.
Gli uccelli che si osservano durante la migrazione primaverile sullo Stretto hanno già affrontato gli innumerevoli pericoli della migrazione autunnale e le difficoltà dello svernamento. Ad incidere sui fenomeni migratori sono inoltre i cambiamenti climatici. L’arrivo della bella stagione e con essa l’aumento delle ore di luce influisce sulla loro ipofisi, che stimola i volatili alla ricerca di un partner per la riproduzione. Durante la primavera, sulla loro rotta di ritorno verso l’Europa, quando arrivano sullo Stretto di Messina hanno già alle spalle un’attraversamento marino di oltre 150 km. Le specie migratorie attraversano infatti il deserto del Sahara e poi il Canale di Sicilia, affrontando vento, fame, sete e predatori.
La check-list dell’area dello Stretto conta un totale di più di 260 specie: dai passeriformi agli uccelli marini, dai limicoli ai laridi. La fitta macchia mediterranea ospita in gran numero le Sterpazzoline e tra le zone cespugliose è possibile ammirare le Monachelle (entrambe le sottospecie), le Averle Capirosse, Stiaccini, Culbianchi, Calandri, Prispoloni, Zigoli neri e muciatti, Calandrelle, decine di Gruccioni e così via. Tra i boschi di pino e quercia di più alta quota, è possibile avvistare centinaia di passeriformi come cince varie, Fiorrancini e Regoli, Crocieri, le Tordele, nonché rapaci notturni come Allocco, Gufo comune, Barbagianni e Civetta. Presenti inoltre il Picchio rosso maggiore e il muratore, e il Rampichino.
Secondo una stima del 2004, circa il 50% dei migratori muore durante gli spostamenti primaverili.
L’evento di domani, oltre per ammirare le specie in transito sullo Stretto, sarà anche l’occasione per lanciare l’idea degli organizzatori di candidare lo Stretto di Messina a MaB Unesco con Core Areas le Aree Protette di Capo Peloro, del Parco Nazionale dell’Aspromonte e della ZPS ITA 030042 Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina dello Stretto.