Pasqua, cos’è il “Seder di Pesach”: ecco il significato dei suoi rituali

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Oggi il culmine, anche emotivo, dei riti pasquali è costituito dalla celebrazione del Seder di Pesach (lett. “ordine”), cioè la cena che si svolge la prima sera di Pasqua e, nella diaspora, anche la seconda. Si tratta di una pratica costituita da una serie di gesti ben precisi, accompagnati dalla lettura dell’Haggadà shel Pesach (“Narrazione della Pasqua”). Il Seder di Pesach è composto da sette cibi, ognuno dei quali simboleggia parte della storia degli schiavi ebrei liberati dalla schiavitù.

SEDER COP OKLe erbe amare o Maror stanno per l’amarezza della schiavitù; la Zeròah o zampa d’agnello arrosto simboleggia il sacrificio che gli ebrei hanno compiuto nel fuggire dall’Egitto; la Betzàh, l’uovo bollito, rappresenta un’altra offerta sacrificale dei giorni del secondo tempio; il Charòset (un mix di noci, mele e vino) simboleggia la malta che gli schiavi ebrei utilizzavano nel fare i mattoni; il Karpàs (una verdura, di solito il sedano) sta per la freschezza della primavera; il Chazèret è un’altra erba amara che simboleggia l’asprezza della schiavitù, ed è in alcune tradizioni rappresentata dalla lattuga; tre Matzàh, cioè i pani azzimi, sono posti al centro del piatto del Seder. Alcuni cibi sono accompagnati da acqua salata o aceto, che rappresentano le lacrime e il sudore della schiavitù.Vengono consumati anche quattro bicchieri di vino che simboleggiano le quattro promesse bibliche di redenzione: “Vi sottrarrò ai gravami degli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi libererò con braccio teso e con grandi castighi. Io vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio” (Esodo 6, 6-5).

SEDERLa cerimonia del Seder si concentra molto sul ruolo dei bambini. Il bambino più piccolo della famiglia è di solito colui (o colei) che farà domande sul significato del Seder, dando spunto per un dibattito sui valori di questa tradizione. Il seder con i suoi cibi e le sue narrazioni rappresenta il tangibile prolungamento, nel tempo, del racconto delle proprie origini. Questo narrare costituisce un processo d’identità culturale che corrisponde al comandamento di Dio stesso: «In quel giorno racconterai a tuo figlio: “È a causa di quanto ha fatto a me il Signore, quando sono uscito dall’Egitto”» (Es 13,8). La cena si conclude con la recita dei salmi dell’Hallel, i salmi della lode, accompagnati dalla recita di alcune filastrocche. La più famosa è quella che paragona la vicenda d’Israele a quello di un capretto che lungo la storia subisce varie persecuzioni, rappresentate da un gatto, da un cane, da un bastone, etc. ma alla fine incontra la redenzione compiuta da Dio.

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