Reggio Calabria, Bianchi: “Il modello Bronzi di Riace per il rilancio culturale”

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“Il successo di presenze che nel 2016, con un incremento del 28%, ha fatto diventare quello Archeologico di Reggio Calabria il secondo museo del Mezzogiorno per crescita di visitatori conferma il valore e la notevole forza attrattiva dei Bronzi di Riace tra i principali marcatori identitari dell’intera regione”. Lo ha dichiarato il sottosegretario al Turismo nel suo intervento al convegno “L’antichità nel Regno. Archeologia, tutela e restauri nel Mezzogiorno preunitario” che si è svolto oggi al Museo Archeologico di Reggio Calabria.

“Il modello vincente e l’esperienza virtuosa avviata in modo ormai inarrestabile sui Bronzi – ha aggiunto – può e deve essere replicato, con analoga chance di successo, in tutti i territori calabresi nei quali altrettanti marcatori identitari latenti aspettano di essere valorizzati, promossi e resi fruibili, all’interno e all’esterno della regione”

Dalla Scuola Pitagorica di Crotone al Codex Purpureus Rossanensis, bene Unesco, solo per citarne alcuni, – ha spiegato il sottosegretario – siamo una terra ed un Sud ricco di marcatori identitari di valore universale, capaci di distinguerci nel mercato globale dei turismi, attraendo ed emozionando l’ospite. Dalla loro messa in rete e dalla loro comunicazione, interna ed internazionale, bisogna ripartire per costruire e condividere il rilancio strategico dell’immagine e della stessa capacita’ ricettiva della nostra terra e dell’intero Meridione. Coniugando, ne’ potrebbe essere altrimenti, il patrimonio identitario distintivo con tutto cio’ che i francesi chiamano terroir: territorio, paesaggio, beni architettonici ed archeologici, tradizioni e qualita’ della vita nei nostri centri storici. Il rilancio del turismo culturale – ha concluso la Bianchi – e’ per il Governo la strada maestra su cui continuare ad investire attenzione e, come mai accaduto nell’ultimo decennio, anche e soprattutto risorse economiche. La parola d’ordine resta fruibilita’. Non dobbiamo aver paura di saper offrire emozioni, attraverso la fruibilita’ dei nostri patrimoni che non hanno eguali. Cio’ significa saper condividere, preservare e stimolare anche negli stessi territori quel senso di appartenenza e quella consapevolezza delle proprie risorse identitarie che fu tra i valori aggiunti del periodo borbonico e che va recuperata”.

 
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