Un’età in trasformazione, con l’umore sulle montagne russe. “I disturbi depressivi, d’ansia, e l’abuso di sostanze sono tra i più rappresentati tra gli adolescenti, e sono responsabili di una significativa compromissione funzionale. Tali disturbi influiscono sullo sviluppo sociale, cognitivo ed emotivo, frequentemente persistono in età adulta e rappresentano un precursore di altri disturbi psicopatologici da adulti, con un aumentato rischio di suicidio o di evoluzione verso il disturbo bipolare”. Ad affermarlo all’Adnkronos Salute, in vista della Giornata mondiale della salute dedicata alla depressione, è Nicoletta Aliberti, responsabile della Neuropsichiatria infantile del Gruppo sanitario Ini, Istituto neurotraumatologico italiano, secondo cui 1 adolescente su 5 è a rischio di un disturbo depressivo o d’ansia.
Quali sono le caratteristiche di un adolescente depresso? “La tristezza, il senso di inadeguatezza, di mortificazione e di vergogna, la paura di non essere amati, la sensazione di esclusione dal gruppo, il senso di colpa, l’incapacità ad esprimere e a modulare l’aggressività. Un adolescente depresso spesso è stato un bambino triste, consapevole di esserlo, anche se spesso lo ha negato o espresso in maniera paradossale o poco chiara. Spesso è stato un bambino incapace di divertirsi, di investire nel gioco e in tutte le attività tipiche della sua fascia d’età e annoiato – spiega Aliberti – Talvolta precursori nell’infanzia del disturbo depressivo sono invece atteggiamenti” di scontro e opposizione, e un calo nelle prestazioni scolastiche “in assenza di altri disturbi dello sviluppo”.
Nei casi più gravi “i precursori nell’infanzia possono essere degli stati melanconici, simili a quelli dell’adulto, con perdita di entusiasmo nel gioco e in risposta a eventi gioiosi, frequenti preoccupazioni e fantasie sul tema della morte, che compaiono in maniera eccessivamente precoce o atipica”, continua l’esperta.
Come riconoscere la depressione in adolescenza? “La sintomatologia depressiva è spesso difficile da mettere in evidenza, in quanto i sintomi possono essere confusi con altri, che si sovrappongono. Possono essere intensi e profondamente radicati, ma esprimersi poco sul piano sintomatologico; sono comunque difficilmente delimitabili dal bambino e quindi per lui difficili da descrivere”, aggiunge la neuropsichiatra. In tutto l’arco della vita, e in particolare nei periodi correlati ai passaggi evolutivi, “è possibile rilevare il legame tra sintomi primari e rischio di sviluppo di DEPRESSIONE“.
Recenti ricerche dimostrano un legame tra sintomi precoci, esorditi tra i 6 e i 14 anni nei ragazzi (episodi di ansia, attacchi di panico alterazioni del tono dell’umore) e la comparsa di DEPRESSIONE maggiore dai 18 anni. Nelle ragazze invece occorre fare attenzione alla “ridotta percezione del proprio valore personale e sociale (calo dell’autostima) nella fascia d’età dei 14 anni”, continua l’esperta. “Il genere femminile risulta più esposto a sviluppare episodi di DEPRESSIONE maggiore, se i sintomi esordiscono in età adolescenziale – aggiunge Aliberti – I maschi invece sono più vulnerabili se i sintomi esordiscono in età puberale. Un dato che sembra prevalentemente correlato a fattori sociali e ambientali, piuttosto che al solo cambiamento ormonale. Fattore di rischio è poi la familiarità, con un collegamento diretto tra presenza di DEPRESSIONE maggiore nei genitori e aumento del rischio nei figli”.