Salute, schizofrenia: arriva in Italia la prima terapia “Long” da 4 volte l’anno

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Arriva in Italia una terapia per la schizofrenia da somministrare solo 4 volte l’anno, per evitare il rischio di ricadute e semplificare la vita dei pazienti. Questi, infatti, convivono con il peso di un trattamento da non saltare mai per evitare una ricaduta, un nuovo episodio psicotico che comporta il ricovero e fa crollare con un soffio il castello della vita faticosamente ricostruito. Oggi però la cura delle psicosi è cambiata grazie ai Lai (Long Acting Injectables), farmaci a lunga durata d’azione, che permettono intervalli di somministrazione più lunghi rispetto ai farmaci orali, e grazie ai quali il paziente non è più condizionato dall’assunzione giornaliera della terapia. “Le prospettive e l’orizzonte dei pazienti si allargano significativamente con l’arrivo della prima terapia trimestrale di paliperidone palmitato – spiega Andrea Fagiolini, ordinario di Psichiatria all’Università degli Studi di Siena – Una somministrazione limitata a sole 4 volte l’anno, un vero e proprio ‘respiro di aria fresca’ per i pazienti e per gli stessi medici, sempre più liberi dal pensiero della terapia, della non aderenza e delle possibili ricadute. Con la nuova terapia trimestrale il periodo libero dall’obbligo di assumere il farmaco antipsicotico triplica rispetto ai Lai già disponibili, e moltiplica di ben 90 volte rispetto alle terapie orali, pur garantendo una capacità almeno equivalente nel mantenere il paziente libero da ricadute e aprendo in questo modo un’opportunità maggiore per programmare, recuperare le dinamiche sociali e ricostruire i legami affettivi”. Delle nuove prospettive e nuovi paradigmi della terapia delle psicosi si parla in questi giorni a Firenze in occasione del 25° Congresso della European Psychiatric Association (Epa), che riunisce nel capoluogo toscano specialisti di tutta Europa. A essere cambiati, in questi anni, non sono solo le strategie terapeutiche, ma lo stesso volto della malattia psicotica che è sempre più giovane: diminuisce l’età media alla quale i pazienti arrivano dallo psichiatra. Questo perché la patologia viene diagnosticata sempre più precocemente, anche a causa di alcuni fattori esterni che ne anticipano l’esplosione: il consumo di sostanze stupefacenti in primis, ma anche il ritmo di vita frenetico, l’esposizione continua a stimoli diversi, il bombardamento mediatico, l’incitamento alla violenza, che aprono la porta a una malattia probabilmente già presente, ma che in altre condizioni non necessariamente si sarebbe manifestata così precocemente. “Per affrontare il percorso terapeutico di questi giovani pazienti – sottolinea Carlo Altamura, direttore della Clinica psichiatrica dell’Università degli Studi di Milano, e presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia – è fondamentale tener presente che una più lunga durata di malattia non trattata in soggetti schizofrenici è stata associata a una più lunga degenza ospedaliera, a più alti tassi di ospedalizzazione nel lungo periodo e a una più importante disabilità. Quindi è preferibile trattare la malattia prima possibile, evitando la degenerazione e il peggioramento. Uno studio retrospettivo con 21.492 pazienti affetti da schizofrenia ha mostrato come la terapia di lungo periodo con i farmaci antipsicotici (non con benzodiazepine) sia associata a un minor tasso di mortalità generale e suicidio, rispetto a nessun trattamento”. “Secondo le stime dell’Oms – osserva Alberto Siracusano, ordinario di Psichiatria all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata – più di 21 milioni di persone al mondo soffrono di schizofrenia; in Italia sono circa 300.000, secondo uno studio condotto con la collaborazione dell’Università di Tor Vergata. Da tenere presente che le persone affette da schizofrenia hanno una mortalità più del doppio rispetto alla popolazione generale”. Il paliperidone palmitato a somministrazione trimestrale sarà prossimamente disponibile in Italia; è stato approvato dalla Commissione europea a maggio 2016 per il trattamento della schizofrenia nei pazienti adulti in condizioni clinicamente stabili con paliperidone palmitato a somministrazione mensile. “La novità terapeutica presentata oggi è frutto di un impegno costante dell’azienda in ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di offrire soluzioni che rendano la vita migliore al paziente – commenta Massimo Scaccabarozzi, presidente e amministratore delegato di Janssen Italia – Non ci siamo mai fermati, da 60 anni a questa parte, nel perseguire un progressivo miglioramento che, passo dopo passo e anno dopo anno, porti a risultati concreti. L’area Salute mentale ne è un chiaro esempio: nel punto da cui siamo partiti c’era una situazione in cui questi malati venivano isolati e rinchiusi in manicomi, ora siamo arrivati a parlare di una terapia di 4 volte l’anno. Janssen ha avuto un ruolo centrale in questa rivoluzione”.

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