Nella salute e nell’assistenza sanitaria “il divario tra nord e sud del Paese si sta allargando: un cittadino che nasce nelle regioni del sud ha oggi, in media, un’aspettativa di vita di 3-4 anni inferiore rispetto a un cittadino che nasce nel nord del Paese”. Ad affermarlo il presidente dell’Istituto superiore di sanita’, Walter Ricciardi, in occasione della presentazione del Rapporto Osservasalute 2016. Nel 2001, ha detto, “l’aspettativa di vita era piu’ alta al sud, mentre oggi il Meridione ha di molto indietreggiato, perdendo gli avanzamenti in termini di aspettativa di vita guadagnati dal dopoguerra. Oggi – ha detto – nascere in un ospedale in Tunisia e’ per vari aspetti meglio che nascere in certe regioni del sud, e questo non e’ accettabile in un Paese che punta a garantire la stessa qualita’ dell’assistenza a tutti i cittadini”.
La causa di tale divario sta, rileva Ricciardi, prevalentemente nell’organizzazione dei sistemi sanitari sul territorio e nel peggioramento degli stili di vita. Infatti, ha spiegato Ricciardi, il dato relativo alla mortalita’ evitabile, ovvero la mortalita’ che si puo’ prevenire attraverso interventi tempestivi ed efficaci del sistema sanitario, “e’ piu’ forte al nord”. Ma molto dipende anche dagli stili di vita, per vari indicatori peggiorati proprio nelle regioni meridionali: al sud e’ infatti piu’ alto il livello di obesita’ della popolazione e diminuisce la percentuale di cittadini che praticano attivita’ fisica. L’80% delle malattie, ha rilevato Ricciardi, “sono infatti dovute proprio ai cattivi stili di vita come cattiva alimentazione, abuso di alcol e tabacco e poca attivita’ fisica”.
Da qui, ha sottolineato, “l’altro dato importante che emerge dal Rapporto Osservasalute 2016, ovvero l’aumento delle malattie croniche che ormai riguardano il 40% degli italiani”. Inoltre, ha sottolineato, “l’esordio della malattia cronica è oggi intorno ai 50 anni contro i 57 di qualche anno fa, e ciò significa che il soggetto dovrà essere in cura per un tempo molto piu’ lungo”. Dunque, “o ci muoviamo per rafforzare le azioni ed i programmi mirati alla prevenzione o – ha avvertito Ricciardi – il Servizio sanitario nazionale sara’ travolto e non sara’ in grado di reggere ai bisogni della popolazione”. A fronte di tale situazione e’ dunque necessario, ha concluso il presidente Iss, “un maggior coordinamento tra Stato e Regioni. Nelle Regioni in Piano di rientro, infatti, i cittadini spesso non hanno accesso ai servizi, essendo cosi’ costretti a spostarsi; questo non e’ accettabile e l’obiettivo deve essere garantire l’accesso e la stessa qualita’ di servizi su tutto il territorio”.