Storie di donne internate in manicomio durante il Fascismo: ritenute anomale ed esuberanti, solo perché ‘femmine’

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Erano figlie, madri, mogli, spose, amanti, o più semplicemente donne, tutte vissute durante il Ventennio del regime fascista, e tutte rinchiuse in manicomio senza possibilità di replica. A riproporre la figura di queste ‘donne fantasma’ è la mostra documentaria “I fiori del Male – donne in manicomio nel regime fascista“, organizzata dall’Orchestra Femminile del Mediterraneo a sostegno dell’Angsa Abruzzo (Associazione nazionale genitori soggetti autistici), dal sei aprile (ore 18) presso il circolo Aternino di Pescara. Oltre alle immagini delle donne ricoverate, saranno esposti diari, lettere, relazioni mediche che raccontano la femminilità a partire dalla descrizione di corpi inceppati e restituiscono l’insieme di pregiudizi che hanno alimentato storicamente la devianza femminile.

donne-manicomio-08-1000x600La mostra è curata da Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante ed è stata pensata con l’intento di ridare voce e dignità umana a tutte queste vittime di un sistema che le ha estromesse e marginalizzate dalla società dell’epoca. Storie di donne raccontate a partire dai loro volti, dalle loro espressioni, dai loro sguardi in cui sembrano quasi annullarsi le smemoratezze e le rimozioni che le hanno relegate in una dimensione di silenzio e oblio. Alle immagini sono state affiancate le parole: quelle dei medici, che ne rappresentarono anomalie ed esuberanze, ma anche le parole lasciate dalle stesse protagoniste dell’esperienza di internamento nelle lettere che scrissero a casa e che, censurate, sono rimaste nelle cartelle cliniche.

Il manicomio può essere visto, in quest’ottica, come un osservatorio privilegiato dal quale partire per analizzare i modelli culturali che hanno contribuito a costruire la devianza femminile e che durante il Ventennio fascista furono subdolamente adattati alle esigenze del regime. La ricerca e la valorizzazione di questi preziosi materiali ha permesso di recuperare una parte fondamentale della nostra memoria e di restituirla alla collettività, per capire e addentrarsi meglio nella ‘mentalità collettiva’ che ha portato a ritenere giusta la disumanizzazione di queste donne, divenute dei ‘fantasmi’ rifiutati dalla società. La mostra ha il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune di Pescara e ha ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per i Beni e le attivita’ culturali, della Regione Abruzzo. Le fotografie e i documenti al centro del percorso espositivo provengono per lo più dall’archivio storico del manicomio Sant’Antonio Abate di Teramo.

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