Astronomia: la scoperta della sonda Cassini, un grande vuoto tra gli anelli di Saturno

MeteoWeb

Mentre si prepara ad eseguire il secondo atto del suo Grand Finale, la sonda Cassini fa luce sui dettagli di un’ambiente inesplorato e inaspettatamente privo di pericoli.

Dopo aver completato il primo dei 22 “tuffi” in calendario – la sequenza di immersioni, battezzata Grand Finale con cui Cassini il 15 settembre prossimo concluderà il suo lavoro ultra decennale intorno a Saturno – la missione internazionale ha restituito i dati raccolti con la prima manovra del 26 aprile scorso. A partire dalle osservazioni eseguite durante il tuffo numero uno, gli scienziati – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno messo a punto modelli utili a studiare la composizione della misteriosa regione attraversata dalla navicella, compresa tra gli anelli e il gigante gassoso.

Le analisi condotte dalla missione hanno rivelato uno spazio di 200 chilometri tra i dischi e il pianeta inaspettatamente povero di polveri. Contro ogni previsione, le minacciose particelle di grandi dimensioni contro cui era stato preventivato di apporre la protezione dell’antenna italiana ad alto guadagno da sfruttare come scudo, sono incredibilmente scarse e l’ambiente è dominato, almeno apparentemente, da un grande vuoto.

L’utilizzo dell’antenna come guscio a tutela degli strumenti, con una conseguente limitazione alle preziose osservazioni scientifiche, rappresentava il piano B da mettere in atto qualora la presenza di grani di polvere di grandi dimensioni nella fascia percorsa da Cassini minacciasse la salute della sonda: con sorpresa degli scienziati del team, dispiegare lo scudo ad alto guadagno non sarà necessario se non per 4 delle 21 manovre rimaste. La misura preventiva a era stata presa in considerazione poiché l’ambiente in cui Cassini si è spinto è perlopiù sconosciuto: la missione è la prima nella storia ad avvicinarsi tanto al pianeta con gli anelli.

I dati sulla composizione dell’area compresa tra Saturno e gli anelli sono stati immagazzinati attraverso lo strumento Radio and Plasma Wave Science (RPWS) di Cassini: il sensore era incaricato di captare i rumori prodotti dallo schianto delle particelle con la superficie della sonda. Trasformati in un file audio, gli urti rilevati “si possono contare sulle dita di una mano”, come rivela William Kurth, responsabile del team di RPWS.

Prossimi appuntamenti con Cassini e gli anelli oggi alle 21:38 ora italiana, per la seconda immersione verso l’atmosfera di Saturno e domani per l’analisi dei dati raccolti.

Condividi