Giro d’Italia 2017, Messina: miti e leggende sulla “città dello Stretto”

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Messina, per antonomasia “città dello Stretto”, è ricca di miti e leggende. Al mito di Saturno (Crono) viene ricondotta la caratteristica formazione geologica del porto di Messina. Si narra che egli, con una falce, evirò il padre Urano e quest’ultimo, adirato, lanci l’attrezzo in direzione dello Stretto, originando quella lingua di terra dalla particolare forma di falce. Fu poi il mitico gigante Orione, figlio del dio Nettuno, su incarico del re Zanclo, ad adattare la falce a bacino portuale. La separazione della Sicilia dalla Calabria, con la conseguente formazione dello Stretto di Messina, viene attribuita, invece, ad un poderoso colpo di tridente del dio Nettuno (Poseidone).

Si narra anche che Roberto D’Angiò, duca di Calabria, per assalire Messina, mandò il suo esercito a Catona e assediò Reggio Calabria, in modo che essa non potesse aiutare Messina. Questa, non potendo procurarsi il cibo, cominciava a languire.Allora Nicolò Palizzi suggerì, a Federico II d’Aragona che all’epoca dominava la città, di andare da Santo Alberto da Trapani che già da allora veniva considerato santo per alcuni grandi prodigi che aveva fatto. Il giorno seguente, Federico II, insieme alla sua corte, si diresse alla chiesa del Carmine in cui Sant’Alberto officiava la messa. All’offertorio egli cominciò a pregare per tutto il tempo e dopo che finì, una voce dal cielo parlò dicendo: ”EXAUDIVIT DUES PRECES TUAS!” che significa: “Dio ha esaudito le tue preghiere”. Tutta la gente a queste parole si rallegrò perché sapeva di poter contare sulla grazia di Dio.

MESSINA 4Poco prima che i fedeli uscissero dalla chiesa si videro tre navi i cui equipaggi scaricarono del grano quasi senza parlare; le navi se ne ritornarono da dove erano venute, ma non si sa dove. Fu ferma convinzione dei messinesi che le navi fossero state mandate dalla Madonna; da allora, da quell’avvenimento nacque la tradizione del “Vascelluzzo”. Nel 1282 a Messina scoppiò una rivolta contro i francesi che, nottetempo, approfittando del riposo dei cittadini messinesi, stanchi per le dure lotte, si aprirono un varco presso il colle della Capperina, dove in seguito venne edificato il Santuario di Maria di Montalto. Alcune donne, accortesi dell’invasione, diedero l’allarme. Tra queste Dina, che incitava le compagne a lanciare sassi contro le truppe francesi, e Clarenza, che corse suonare le campane a stormo. I Messinesi, svegliandosi, corsero in gran massa a respingere l’attacco. Per questo il colle della Capperina venne chiamato Torre della Vittoria e le eroine furono salutate come le salvatrici della città.

Intorno al 970 d.C. a Messina viveva una bellissima ragazza, Mata, figlia di re Cosimo II. Nella città sbarcò un gigante moro che, con i suoi compagni pirati, depredò la città. Un giorno il moro, tale Hassan Ibn-Hammar, vide la bellissima fanciulla e se ne innamorò, ricevendo, per, un secco rifiuto. A quel punto, il pirata, preso dall’ira, uccide e saccheggiò più di prima. Re Cosimo e la moglie nascosero la figlia ma il moro la trovò, rapendola, con la speranza di convincerla a sposarlo. Marta non ricambiava il suo amore anzi, passava giornate a pregare Cristo affinchè potesse liberarla da quella situazione. Alla fine il moro si convertì al Cristianesimo, mutando il nome in Grifone, e divenne un uomo mite e buono. Mata lo sposò. Mata e Grifone sabbero stati, secondo la tradizione, i fondatori di Messina.

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