La stagione calda continua ad avanzare lungo la fascia sub-sahariana, dove il caldo sta per entrare nella sua fase clou stagionale. In questi ultimi giorni intense tempeste di polvere hanno investito un’ampia fascia del deserto del Sahara, in particolare nell’area fra il Mali settentrionale e l’Algeria meridionale, dove si sono verificate drastiche riduzioni della visibilità orizzontale, per l’avvento di sostenuti venti dai quadranti meridionali, poi prontamente ruotati più da S-SO e SO. Questa ventilazione dai quadranti meridionali, a tratti piuttosto sostenuta, dal Mali settentrionale si è spostata fino ai deserti dell’Algeria meridionale, colpendo con un certo vigore l’area montuosa dell’Ahaggar.
In genere, in questo periodo dell’anno, lungo il Sahara e la fascia sub-sahariana le tempeste di sabbia divengono molto frequenti, quando il “fronte di convergenza intertropicale”, noto come ITCZ, comincia la sua stagionale risalita verso nord, seguendo i passaggi “zenitali” del sole che arroventa le superfici semi desertiche del Sahel. Salendo gradualmente verso nord l’ITCZ richiama masse d’aria umide e più temperate, da SO o S-SO, che dall’area del Golfo di Guinea si muovono verso la regione del Sahel, provocando una consistente intensificazione dell’attività convettiva sul Sahara meridionale innescata dall’insorgenza di aria piuttosto umida dai quadranti meridionali (Monsone di Guinea, altro non è che il corrispondente dell’Aliseo di SE sull’Atlantico meridionale che oltrepassa l’equatore ed in prossimità delle coste dell’Africa occidentale viene deviato verso destra dalle depressioni termiche che si formano sull’Africa centrale e il Sahel) che contrasta con l’aria rovente, secca e polverosa che regna nelle aree desertiche del nord-africa (venti di Harmattan, corrispondente all’Aliseo di NE sul Sahara).
Spesso, lo sviluppo dei primi forti temporali termoconvettivi sulla fascia sub-sahariana, che dal Burkina Faso, dal Senegal e dal Mali meridionale si estende fino al South Sudan, viene preceduto dalla formazione di potenti “Haboobs” che vengono originati da intensi venti dai quadranti meridionali, in genere da SO o Sud, che annunciano l’irruzione delle umide masse d’aria pilotate dal Monsone di Guinea fino ai confini meridionali del deserto del Sahara. Difatti, le popolazioni dell’Africa sub-sahariana, sanno molto bene che appena si formano gli “Haboobs” da S-SO e SO le tanto invocate piogge “zenitali” estivi, indispensabili per chi pratica l’agricoltura di sussistenza per poter sopravvivere, sono alle porte, scongiurando la temuta siccità che in questi paesi si traduce in gravi carestie e guerre etniche fratricide (come accade sempre più spesso nei paesi più poveri dell’Africa sub-sahariana).
Ma oltre ai venti intensi per generare una tempesta di sabbia occorrono anche sostenuti moti ascensionali (convenzione) in seno alla colonna d’aria sovrastante in modo tale da sollevare le particelle di polvere e sabbia finissima verso l’alto, ad altezze spesso di oltre i 1500-2000 metri. Senza correnti ascensionali è difficile che si forma un “Haboob” particolarmente intenso, in grado di provocare drastiche riduzioni di visibilità orizzontale. Non per caso sovente gli “Haboobs” più intensi vengono associati al transito di forti rovesci di pioggia e temporali capaci di produrre brevi grandinate con venti turbolenti e rafficosi. Nei prossimi giorni, e settimane, l’interazione tra la calda e secca ventilazione orientale, legata ai venti di Harmattan, con i più umidi venti da SO o più da O-SO, corrispondenti al Monsone di Guinea, favorirà la formazione di una depressione termica al suolo, con minimo pronto a scendere poco sopra i 1000-998 hpa, che andrà a localizzarsi sul Sahel centro-occidentale.
Questa depressione saheliana, a carattere termico (attiva nei bassi strati), nei prossimi giorni potrà produrre un temporaneo rinforzo dell’umido Monsone di Guinea che contribuirà a far impennare l’ITCZ ulteriormente verso nord sull’Africa occidentale, rinvigorendo la Cella di Hadley e spingendo a sua volta il promontorio anticiclonico sub-tropicale algero-marocchino fino verso il bacino centro-occidentale del mar Mediterraneo, entro la fine di maggio. Un altro segnale inequivocabile che indica come la bella stagione, nonostante gli ostacoli, si prepari ad affermarsi in sede mediterranea.