“Il mondo della scuola e dell’università deve dotarci degli strumenti utili ad esercitare un uso critico e pubblico della ragione, anche nei confronti del nuovo dogma, quello che vorrebbe la Rete sicuro veicolo di libertà e democrazia. Non c’è niente di più opaco e pseudo-democratico della Rete“. Sono parole dello storico Danilo Breschi, che all’educazione dei giovani dedica un capitolo del suo pamphlet “Meglio di niente. Le fondamenta della civiltà europea” (pagine 192, euro 12) pubblicato dall’editore Mauro Pagliai nella collana “Le ragioni dell’Occidente”. Il professore Danilo Breschi, docente di storia delle dottrine politiche e di Politica internazionale presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma (Unint), sottolinea il valore della scuola e dell’esperienza in classe, dove è possibile garantire uno standard minimo di controllo sull’attendibilità delle fonti, il ragionamento critico e comparato su di esse, e una corporeità necessariamente assente nel mondo del web, dove regna una forma di “individualismo autistico e voyeuristico, ipernarcisistico e dissimulante, dove tutti si nascondono dietro i nickname delle chat, di Twitter, dei ‘mi piace’ di Facebook“. È dunque nella ‘vecchia’ classe scolastica che giace un vero potenziale di democrazia praticabile, e in molti casi effettivamente praticata: soprattutto grazie alla figura autorevole dell’insegnante, capace di trasmettere il sapere ma allo stesso tempo di imparare, in grado di trasmettere curiosità, facendo nascere domande e sollecitando a cercare risposte, ma anche di premiare o di sanzionare, a seconda dei casi. “Non si capisce perché“, si chiede Breschi, “tale figura debba essere apprezzata, o comunque sia in voga sui media, da Italia’s Got Talent a X Factor, da Amici a Ballando con le stelle, e non debba invece essere pienamente riconosciuta e legittimata nelle sedi più appropriate“. Non è soltanto il mondo dell’educazione a essere afflitto da paradossi e criticità: anche gli altri pilastri della civiltà europea, ossia la storia, la politica e la religione – a ognuno dei quali è dedicato un capitolo del libro – sono inquinati dal senso di vuoto e dal nichilismo che nasce quando si dimentica il passato e con esso i valori fondanti. Contro il nulla che avanza, a volte occorre disseppellire le antiche fondamenta. “La civiltà europea non è esente da colpe, ma sono proprio le sue radici a farci capire dove sbagliamo. Un retaggio da ammodernare, mai dimenticare, tanto meno sostituire: sempre meglio di niente“, conclude Breschi.