Medicina, depressione: sottovalutata da 4 su 10

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La depressione colpisce una persona su 4 con malattie reumatiche, quasi un malato di tumore su 6 e il 2% di chi soffre di diabete. Ma 4 pazienti su 10 la considerano una conseguenza della patologia primaria, soprattutto quando il dolore è molto forte, e tendono così a sottovalutarla. E’ quanto emerge da un’indagine sulla depressione e sulla sua relazione con altre malattie, condotta su pazienti e caregiver dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) e presentata oggi a Milano. Al progetto, realizzato con il contributo incondizionato di Janssen, hanno collaborato numerose associazioni tra cui Aimac (Associazione italiana malati di cancro, parenti e amici), Anmar (Associazione nazionale malati reumatici), Apmar (Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare), Europa Donna Italia, Fand-Associazione italiana diabetici e Sip (Società italiana di psichiatria).

Chi soffre ‘solo’ di depressione è seguito nell’83% dei casi da uno psichiatra, è in trattamento con farmaci specifici nell’87% e nel 72% segue una terapia psicologica o psichiatrica. Chi soffre di altre malattie, invece, si rivolge quasi nella metà dei casi al medico di medicina generale anche per la depressione e soltanto uno su 5 chiama lo psichiatra. Solo un paziente su 2, inoltre, segue una terapia farmacologica adatta e una terapia psicologica o psichiatrica. La paura di essere dipendente dai farmaci (oltre il 40%) e il rifiuto di assumerne altri (26%) sono i principali timori legati al trattamento della DEPRESSIONE in questi pazienti. E nessuno è in cura in centri di salute mentale, a differenza del 68% con sola depressione. Tra chi soffre anche di altre malattie, infine, la percezione di essere a rischio depressione è molto alta: ben 6 pazienti con patologie reumatiche su 10 si sentono molto esposti.

“La depressione ha un effetto biunivoco”, spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di salute mentale e neuroscienze dell’Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano: da un lato “aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, patologie urologiche, oncologiche, pneumologiche e neurologiche, in quanto anticipa e peggiora il decadimento cognitivo“, dall’altro “chi soffre di queste patologie è a sua volta più esposto al rischio di soffrire di depressione“. Una condizione che “continua a crescere: in 10 anni è aumentata di quasi il 20%”. “Secondo gli intervistati – evidenzia Francesca Merzagora, presidente di Onda – sintomi quali tristezza (75%), pensieri negativi (72%), perdita di interesse nel fare le cose (65%), di energia (62%) e un senso di solitudine (60%) sono quelli che più incidono sulla qualità di vita. La percezione del futuro è così negativa che oltre un malato su 2 dichiara di aver avuto pensieri suicidari”, aggiunge, auspicando “interventi concreti per superare lo stigma che provoca un isolamento del paziente e della sua famiglia. Per questo – anticipa – a breve realizzeremo una pubblicazione divulgativa per avvicinare le persone a diagnosi e cure. Fondamentale, inoltre, non tralasciare chi si prende cura del malato offrendo un supporto emotivo e concreto“.

La presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi, annuncia “l’intenzione di iniziare un’indagine conoscitiva sulla depressione che richiede approcci scientifici in grado di intervenire sullo stigma e sulla disinformazione. Fare chiarezza – osserva – è un dovere del legislatore perché attraverso l’ascolto e la relazione con il mondo medico-scientifico possa deliberare in modo informato”. L’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, ricorda che con il Piano regionale per la salute mentale “è stata definita una strategia per rispondere alle domande di cura degli utenti con disturbi d’ansia e dell’umore. Abbiamo definito protocolli di collegamento tra servizi psichiatrici, medicina di base, volontariato e associazioni di utenti, oltre a progetti di prevenzione della depressione nei pazienti a rischio”.

“Bisogna considerare i pazienti persone a 360 gradi e continuare a combattere lo stigma legato alla malattia mentale – afferma Massimo Scaccabarozzi, amministratore delegato e presidente di Janssen Italia – Il nostro impegno come Janssen è minimizzare l’impatto delle patologie mentali sui pazienti. Siamo impegnati nell’identificare nuovi target per la depressione, l’insonnia e la schizofrenia. L’obiettivo è unire l’efficacia terapeutica dei farmaci con la riabilitazione e il conseguente reinserimento in società dei pazienti. Lo dimostra il progetto Triathlon – Indipendenza, Benessere, Integrazione nella Psicosi – ideato per far fronte alle criticità che caratterizzano l’assistenza e il trattamento di chi soffre di psicosi”.

 
 
 
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