Si celebrano quest’anno i 100 anni del Giro d’Italia, la manifestazione ciclistica che ha attraversato il Paese e la sua storia

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Si celebrano quest’anno i 100 anni del Giro d’Italia, la manifestazione ciclistica che fin dalla sua prima edizione, nel maggio 1909, ha attraversato il Paese e la sua storia. La gara prende il via il 5 maggio 2017, con la tappa Alghero-Olbia, e si conclude il 28 maggio a Milano, dopo aver toccato varie località italiane.

In Europa, la storia del ciclismo sportivo ha origine a fine Ottocento: le prime competizioni spiega Marina Landolfi sull’Almanacco della Scienza del CNR – si svolsero in Francia e in Inghilterra attorno al 1870. In Italia le prime biciclette fecero la loro comparsa nel 1881, all’Esposizione di Milano. Ai primi del Novecento gli italiani si muovevano normalmente in bicicletta, le automobili in circolazione erano poche e il ciclismo rappresentava lo sport popolare per antonomasia.

“Appena il ciclismo professionistico arrivò nel nostro Paese, il Giro d’Italia ne divenne subito il simbolo. La bici rappresentava la modernità e il progresso, un mezzo capace di suscitare gli entusiasmi delle masse che amavano rispecchiarsi nelle fatiche degli atleti, di creare miti e sfide tra campioni”, afferma Maurizio Gentilini del Dipartimento scienze umane e sociali, patrimonio culturale del Cnr. “La società era in rapida trasformazione; il processo unitario era ancora incompiuto e l’epoca cosiddetta ‘liberale’, attraversata da fremiti rivoluzionari e istanze riformatrici, era poco capace di comprendere i nuovi bisogni sociali della popolazione, che intravedeva nuove aspettative di vita lontane dal lavoro agricolo”.

Ogni edizione del Giro ha proposto rivalità tra ciclisti, assumendo, soprattutto nel secondo dopoguerra, risvolti politici e sociali. “I campioni, sostenuti da gruppi di tifosi di opposte fazioni, hanno dato vita a molti dualismi arrivati fino ai nostri giorni, tra cui: Ganna (vincitore del primo Giro) e Bottecchia, Girardengo/Binda, Coppi/Bartali, Merckx/Gimondi, Moser/Saronni, Pantani/Tonkov e Contador/Nibali”, aggiunge l’esperto. “Nella sfida tra Gino Bartali e Fausto Coppi, il primo era sostenuto per lo più da moderati e cattolici, mentre Coppi, laico, fu protagonista di uno ‘scandalo’ per l’epoca, in quanto ebbe una relazione sentimentale extraconiugale con una donna, nota come la ‘dama bianca’”.

Il Giro, con i suoi personaggi e le sue sfide, può essere letto come una microstoria dell’Italia. “La corsa ha offerto la possibilità di vivere la mentalità e i mutamenti delle comunità che ha attraversato, penetrando nella storia più autentica, quella fatta delle tante storie umane degli italiani”, conclude Gentilini.

Il logo creato per la centesima edizione è rappresentato dal ciclista che fonde la sua figura con le ruote della bicicletta e con il ‘Trofeo senza fine’, costituito da una spirale in costante sviluppo che viene consegnato al vincitore, sul quale sono incisi i nomi di tutti coloro che hanno vinto.

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