Un altro importante passo avanti verso la realizzazione della missione dell’ESA JUICE (JUpiter ICy moons Explorer), per l’esplorazione di Giove e del suo sistema di lune, che vede protagonista anche l’Università di Trento: sono state infatti definite le specifiche di progettazione e le architetture che dovranno avere gli strumenti a bordo.
La sonda – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – raggiungerà Giove dopo un viaggio di sette anni e trascorrerà quasi quattro anni a esaminare la turbolenta atmosfera del gigante gassoso, la sua magnetosfera, il tenue sistema di anelli e i suoi satelliti, Ganimede, Callisto ed Europa, sotto le cui croste gelate si pensa siano ospitati oceani d’acqua, habitat potenzialmente compatibili con la vita.
La missione sarà equipaggiata con una decina di esperimenti scientifici, come camere ad alta risoluzione, altimetri laser, radar per penetrare la superficie ghiacciata e sensori per studiare il campo magnetico e le particelle cariche.
Tra questi, Ultraviolet Spectrograph (UVS), per osservare l’atmosfera di Giove e i suoi satelliti, Particle Environment Package (PEP), un insieme di sei sensori in grado di realizzare una mappa 3D del plasma che costituisce la magnetosfera del gigante gassoso e il Radar for Icy Moon Exploration (RIME) – esperimento scientifico condotto dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) che andrà a penetrare la superficie delle lune ghiacciate di Giove il cui sottosuolo ghiacciato nasconderebbe un vasto bacino di acqua liquida.
In particolare, RIME è stato ideato e studiato da un team di scienziati internazionali dell’Università di Trento sotto la guida di Lorenzo Bruzzone, professore del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’informazione dell’ateneo, responsabile del laboratorio di telerilevamento (Remote Sensing Laboratory).