Meno controlli e prevenzione contro i tumori femminili per le donne delle famiglie a basso reddito con stranieri, per le anziane sole e le giovani disoccupate: lo indica il Rapporto annuale 2017 dell’ISTAT, secondo il quale nella prevenzione delle malattie oncologiche femminili nelle fasce di età target (20-69 anni per il Pap-test e 50-69 anni per la mammografia), la posizione dell’Italia è in linea con la media dell’Unione europea, ma al di sotto della copertura di Francia e Germania, e nel caso della mammografia anche della Spagna. Nel caso del Pap-test, poiché i programmi di screening pubblici e le linee guida in Italia sono rivolti alle donne di 25 anni o più, a differenza di molti altri Paesi europei, i livelli di accesso risultano inferiori e lo svantaggio riguarda soprattutto le classi di età sotto i 35 anni. La quota di donne in età raccomandata che ha eseguito un Pap-test negli ultimi 3 anni risulta sotto la media nelle famiglie a basso reddito con stranieri e nel gruppo anziane sole e giovani disoccupati; lo stesso accade per la mammografia. Ancora una volta il ricorso a entrambi i controlli preventivi risulta maggiore nei gruppi ad alto reddito. Il tema di prevenzione, per quanto riguarda invece le patologie cardiovascolari (di cui soffre una persona anziana su 2), l’Italia, considerando la popolazione di 15-64 anni, ha un comportamento complessivamente più virtuoso della media europea per i controlli del livello di colesterolo e glicemia nel sangue, ma meno virtuoso per quanto riguarda il controllo della pressione arteriosa. I valori sono differenziati tra i diversi gruppi sociali e vedono per tutti e 3 i tipi di esame le famiglie a basso reddito con stranieri all’ultimo posto per frequenza di controlli (39,5% per la pressione, e circa 31% per colesterolo e glicemia). La classe dirigente è invece al primo posto per i controlli di colesterolo e glicemia (46,9 e 50,2% rispettivamente) e i giovani blue-collar per quello della pressione.