Tumori, scienziati: nessun “caso numeri” nella Terra dei Fuochi

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C’è un nuovo tassello nel puzzle dei numeri del cancro tra i figli della Terra dei fuochi, diventato un ‘caso’ nei giorni scorsi a causa di una discrepanza (2 mila circa) fra i dati riferiti dal governatore della Campania Vincenzo De Luca sulla base del Registro tumori regionale (“in linea con quelli nazionali”, assicura il presidente) e i risultati dello studio ‘Epikit’, pubblicato sull”International Journal of Environmental Research and Public Health’ da un gruppo di scienziati coordinato da Annamaria Colao dell’università Federico II di Napoli. Un lavoro, quest’ultimo, condotto analizzando le schede di dimissione ospedaliera Sdo, quindi i ricoveri per nuove diagnosi di cancro. “La comunicazione relativa alle province della Regione Campania, diffusa a mezzo stampa nei giorni scorsi – spiega in una nota Prisco Piscitelli, ricercatore e medico dell’Istituto scientifico biomedico euro mediterraneo (Isbem), primo firmatario dello studio scientifico – va riferita al numero di ospedalizzazioni per patologia oncologica in età pediatrica e nei giovani adulti, non già al numero di casi incidenti“. Se di casi incidenti si volesse parlare, bisognerebbe “tener conto dell’effetto di sovrastima insita nei database Sdo ministeriali“. Una marcia indietro dopo cifre che hanno sollevato un comprensibile dibattito, viene spontaneo domandare? “No – afferma Piscitelli all’AdnKronos Salute – Solo una doverosa precisazione. Lo studio è sui ricoveri“, ribadisce. “I casi incidenti sono un’altra cosa e sono confermati dai Registri tumori“. Anche secondo Colao, responsabile dell’Area complessa di endrocrinologia della Federico II, il comunicato firmato dal presidente e direttore scientifico dell’Isbem, Alessandro Distante, “chiarisce la falsa ‘guerra dei numeri’“. Non ci sarebbe dunque alcun ‘giallo’, puntualizzano ora i ricercatori. “Il gruppo Epikit – si legge ancora nella nota – si è rimesso al lavoro alacremente sia per georeferenziare per tipologia i ricoveri, sia per l’analisi dei dati ambientali ed economici nella prospettiva della medicina preventiva, dell’organizzazione e informatizzazione sanitaria. In tal modo, si auspica di poter offrire supporto anche agli stessi Registri tumori“. Il ‘gap’ apparente fra i dati diffusi dalla Regione il 23 maggio e quelli ricavati dal lavoro pubblicato l’11, ma rimbalzato sulla stampa dopo la conferenza di De Luca, era stato motivato a stretto giro dagli autori della ricerca. Evidenziavano come i Registri tumori, pur rappresentando “il gold standard tra gli strumenti attualmente utilizzati per lo studio epidemiologico delle neoplasie“, tuttavia “risentono dei limiti di una copertura solo parziale della popolazione, oltre che di ritardi e sfasature tra il momento di pubblicazione dei dati e gli anni ai quali si riferiscono”. Dall’Isbem arrivano adesso nuovi chiarimenti. “Preso atto che in diverse aree d’Italia i Registri tumori offrono una copertura parziale – prosegue il comunicato – va anche detto che dal 2008 la regione Campania è interamente coperta dal Registro tumori pediatrico accreditato Airtum per la fascia da 0 a 19 anni, e fornisce i dati a cui far riferimento per l’incidenza delle malattie oncologiche“. “L’obiettivo dello studio Epikit ‘Hospitalizations in Paediatric and Adult Patients for All Cancer Type in Italy’ – premettono dall’Istituto di Mesagne (Brindisi) – era quello di analizzare il flusso di ricoveri per tutte le neoplasie registrate in Italia attraverso l’utilizzo del database nazionale delle Sdo, in modo da fornire una generale approssimazione della prevalenza e dell’incidenza, che invece riconoscono come gold standard i Registri tumori accreditati Airtum (come peraltro sottolineato nel testo del lavoro pubblicato)“. Mentre “l’analisi Sdo (che sono o potrebbero essere utilizzate come fonte immediata di dati sanitari) produce una sovrastima nelle analisi di prevalenza/incidenza, per la cui minimizzazione vengono adottate una serie di procedure informatiche nella lavorazione del dato, tenendo conto che il loro limite – dichiarato altresì dallo stesso ministero della Salute – ammette un errore pari al 28% nel 2014“. “Pertanto, anche nel nostro caso – concludono gli scienziati – i valori numerici validi per le ospedalizzazioni e il costo sanitario indicati dalle analisi Sdo 2007-2011 si discostano di circa il 30-35% qualora si volesse rapportarli ai casi incidenti, tenendo conto del limite insito nello strumento adoperato, cioè le Sdo. Occorre comunque sottolineare che le Sdo sono state ampiamente utilizzate come fonti di dati secondari non solo per gli stessi Registri tumori, ma anche per un gran numero di patologie quali fratture, malattie cerebrovascolari, infarti del miocardio“.

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