L’Italia è a forte rischio siccità dopo un inverno poco piovoso e una primavera dalle temperature già estive. A maggio le precipitazioni sono dimezzate rispetto alla media (-51%) e questo ha messo a rischio i raccolti. Le conseguenze sono pesanti per l’agricoltura ma anche per le riserve idriche che in molte regioni sono scese sotto il livello di guardia, anche perché pure marzo e aprile avevano registrato piogge inferiori alle medie (-40,3% e -52,3%). Senza contare che a dicembre era caduto addirittura il 67% di acqua in meno sulla Penisola. La situazione varia molto da regione a regione.
Sul Lazio in 6 mesi un terzo di piogge in meno
Nel Lazio la siccità degli ultimi sei mesi, con precipitazioni diminuite del 30% rispetto alle medie, ha colpito finora soprattutto l’agricoltura, per ironia della sorte flagellata anche da alcune improvvise gelate e ondate di maltempo fuori stagione. Il caldo e la siccità tra aprile e maggio hanno indebolito sensibilmente le piante che, in anticipo rispetto al ciclo produttivo, si sono trovate impreparate di fronte al brusco sbalzo termico che ha bruciato gemme e prime fioriture devastando le produzioni, come ha denunciato la Coldiretti che ha chiesto l’intervento della Regione Lazio. “In un periodo di congiuntura economica di per se’ gia’ molto difficile, diventa fondamentale sostenere le imprese agricole attraverso interventi efficaci e strategie mirate“, ha chiesto la Coldiretti.
In Liguria piogge dimezzate rispetto al 2016
Il 2017 e’ stato finora avaro di pioggia in Liguria: gennaio e’ stato costellato da una serie di incendi – oltre 100 che hanno percorso 6.000 ettari di terreno – dovuti anche alle scarse precipitazioni e all’ambiente secco che, insieme al forte vento, avevano favorito il rapido propagarsi delle fiamme. Non da meno la primavera che, come ha sottolineato la Coldiretti e’ stata segnata dalla repentina alternanza di nubifragi, Siccita’ e gelate fuori stagione che hanno provocato danni alle coltivazioni. In aprile si sono verificate temperature invece superiori di 1,65 gradi rispetto alla media di riferimento, secondo le elaborazioni Coldiretti su rilevazioni Isac Cnr. Ma e’ l’assenza di pioggia ad allarmare agricoltori e non solo: secondo i dati ufficiali di Arpal, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure, dal 1 gennaio al 2017 il quantitativo di pioggia e’ pressoche’ dimezzato in tutta la regione: a Genova (dati raccolti dal Centro funzionale, ndr), da inizio anno al 31 maggio sono caduti 157,4 mm di pioggia a fronte dei 368 nello stesso periodo del 2016 (–210,6); a Savona (dati raccolti dall’Istituto Nautico, ndr), 173,6 mm a fronte dei 421 dello scorso anno. Non meglio a Imperia (dati raccolti dall’Osservatorio Meteo sismico, ndr) dove sono caduti 146,6 mm di pioggia a fronte dei 277, 8 del 2016. E’ la provincia di Spezia il luogo dove in Liguria, rispetto allo scorso anno, ha piovuto di meno: 260,4 mm contro i 610,2 del 2016.
Emilia Romagna, ha piovuto il 50% in meno
Continua in Emilia Romagna, la lotta contro la siccita’. La scarsita’ di precipitazioni nelle campagne colpisce, soprattutto, le produzioni foraggere e cerealicole. Secondo elaborazioni Coldiretti su dati dell’Agenzia regionale per l’ambiente, in media tra inverno e inizio di primavera e’ piovuto su tutto il territorio regionale il 50 per cento in meno della norma. Ad essere penalizzate sono soprattutto le province di nord-ovest in cui si sono create situazioni di grave siccita’, con minori piogge, calate tra ottobre 2016 e aprile 2017 rispetto alla norma, da 250 a 300 millimetri, a Piacenza e Parma, e di 200 millimetri a Reggio Emilia. Si tratta di territori dove sono concentrati gli allevamenti di Parmigiano Reggiano che hanno bisogno di foraggere la cui produzione e’ in calo proprio a causa delle minori piogge, creando cosi’ problemi di approvvigionamento per le stalle. Precipitazioni in calo anche nelle aree occidentali con Modena che in alcune aree collinari ha fatto registrare una carenza di 200 millimetri. Meno preoccupante, al momento la situazione in Romagna dove, comunque, si stimano minori precipitazioni mediamente di 20-40 millimetri, con punte che nelle zone collinari e montane arrivano anche ad un calo di 100 millimetri. “Per far fronte a questa situazione – ricorda Coldiretti regionale – molti agricoltori in diverse aree hanno gia’ avviato l’irrigazione di soccorso gia’ a fine aprile, per evitare la perdita di produzione in alcune colture, soprattutto cementiere”. Le preoccupazioni riguardano oltre alle foraggere anche piante industriali (pomodoro da industria, barbabietole, girasole), con rischi di danni e minor produzione anche per ortofrutta e viticoltura. Apprensione anche per il bacino idrografico del Po dove il livello idrometrico a fine maggio, a Pontelagoscuro; era a meno 5,63 metri, un dato inferiore al mese di agosto 2016. “Siamo di fronte – precisa Coldiretti – agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con pesanti conseguenze sull’agricoltura italiana perche’ si moltiplicano gli sfasamenti stagionali e gli eventi estremi con precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal maltempo al sereno. Siccita’ e bombe d’acqua, ma anche gelate estreme e picchi di calore anomali – conclude l’organizzazione agricola – si alternano lungo l’anno e lungo tutta la Penisola sconvolgendo i normali cicli stagionali”.
In Campania piove sempre meno, allerta per il Cilento
La situazione della Siccita’ in Campania si sta ancora delineando, ma il trend e’ in negativo, come negli ultimi due anni. Sulla regione piove sempre meno, soprattutto nel periodo tra ottobre e marzo, quello cioe’ che serve alla ricarica delle falde acquifere che nutrono il sistema idrico regionale. Ed e’ subito allarme. Le strutture deputate dell’Assessorato dell’Ambiente della Regione sono in procinto di fornire una mappatura completa delle situazioni di possibile crisi, aggregando i dati pluviometrici e comparandoli a quelli delle stagioni precedenti; un lavoro che sara’ pronto solo alla fine della prossima settimana. Ma intanto gia’ anticipano all’Agi che i bacini, soprattutto quelli di acqua potabile, potrebbero registrare delle criticita’. L’allarme in realta’ e’ stato lanciato anche da Legambiente Campania che ha scritto nei giorni scorsi alla Regione affinche’ dia indirizzi i sindaci ad emanare ordinanze di razionalizzazione dell’uso dell’acqua e a fare appello ai cittadini a evitare gli sprechi, predisponendo anche gia’ un servizio di autobotti. In Campania, in sofferenza sicuramente ci sara’ il Cilento, soprattutto la larga fascia dei comuni costieri che ha gia’ difficolta’ di approvvigionamento idrico per problemi legati alla quasi inesistenza di fonti autoctone e che durante l’estate vede aumentare e di molto la popolazione residente. Problema identico a quello di Ischia e Capri, isole molto frequentate da turisti. Ma c’e’ anche una parte del beneventano e della provincia di Caserta dove l’acqua potrebbe mancare ad agricoltori e famiglie. Per la Coldiretti regionale, inoltre, le prime criticita’ si vedono ora nel vesuviano, dove i frutticoltori sono gia’ alle prese con una mancanza di piogge da marzo e un terreno asciutto e polverizzato in superficie. L’associazione degli agricoltori segnala anche problemi pure adesso esistenti nel Casertano. Molti comuni del Salernitano, poi, da Agropoli in giu’, hanno ridotto da settimane del 10/15% la portata dell’acqua immessa nelle conduttore. Del resto il Sud per intero sconta, a guardare dati pluviometrici, un decremento del 34% nelle nella piovosita’ questo inverno. Dati raccolti da un docente della Federico II per un sito internet che si occupa di meteo, e che riguardano solo la citta’ di Napoli, danno un’idea del problema: a gennaio di quest’anno c’e’ stata pioggia per 80 mm, -15% rispetto alla media; a febbraio 26 mm appena, un terzo di quanto cade abitualmente; a marzo 24 mm, meno 62%; e ad aprile 12 mm, meno 80 %.
Sicilia a secco, niente piogge e crollano le riserve
La Siccità non e’ uno spettro, ma una realta’ concreta in Sicilia, dove nel mese di maggio appena concluso le piogge sono state pari a zero, dopo un aprile avaro e con un’estate che si annuncia assai problematica. Le 23 dighe, che costituiscono l’ossatura del sistema idrico dell’isola, in base all’ultimo dato disponibile – quello di fine aprile – dell’Osservatorio delle acque della Regione, hanno accumulato 461,98 milioni di metri cubi d’acqua, circa il 15% in meno rispetto all’anno scorso, quando il dato era di 537,28 milioni, con una perdita secca di quasi 80 milioni di metri cubi. Ma la perdita stimata e’ piu’ alta, considerato che e’ ancora da quantificare quella legata al mese di maggio, annuncio di un declino che sembra inesorabile dei volumi invasati. Secondo il Sias, il Servizio informativo agrometeorologico siciliano, l’andamento delle piogge dall’inizio dell’anno fino ad ora e’ stato molto discontinuo. A gennaio e’ continuata la tendenza del mese di dicembre: su gran parte del territorio regionale le precipitazioni abbondanti hanno creato notevoli difficolta’ alle operazioni di semina dei cereali perche’ i campi non erano accessibili per le abbondanti piogge. Nel mese di febbraio le precipitazioni sono state decisamente inferiori, specialmente nelle aree interne. A marzo le precipitazioni si sono del tutto esaurite: in molte aree gli accumuli pluviometrici non sono andati oltre i 10 millimetri, quantita’ insufficienti per permettere lo sviluppo vegetativo dei cereali vernini seminati in ritardo per le difficolta’ di accesso dei campi nel mese di gennaio.
I quantitativi accumulati sono stati decisamente inferiori rispetto ai valori climatici di riferimento mostrando deficit idrici pari anche, sottolinea ancora il Sias, al 500%. Ad aprile si sono verificati isolate precipitazioni su alcuni rilievi interni, mentre sulla piana di Catania, sul Trapanese e sul Siracusano le precipitazioni sono state poco rilevanti. A maggio in molte localita’ le precipitazioni sono state pari a zero, accentuando le difficolta’ idriche manifestatasi gia’ a marzo. Si e’ dovuto anticipare l’inizio della stagione irrigua negli agrumeti, iniziando a consumare le riserve idriche, gia’ non abbondanti. Quindi il 2017, ancora prima di iniziare il lungo periodo estivo, sempre quasi privo di piogge, ha avuto un andamento deficitario dal punto di vista pluviometrico a causa degli apporti nulli di maggio e a quelli poco rilevanti di aprile. In alcune aree come la piana di Catania, la piana di Gela, il Siracusano, la parte bassa dell’Ennese, il Trapanese, gli apporti pluviometrici sono stati decisamente inferiori alle medie climatiche di riferimento. Coldiretti Sicilia lancia dunque l’allarme: “L’andamento delle pioggia, cosi’ come evidenziato dal Sias dimostra una variabilita’ pluviometrica che ci preoccupa”, dice il presidente regionale Francesco Ferreri,“in quanto dimostra quello che ormai e’ acclarato e cioe’ che i cambiamenti climatici dettano legge. La carenza di pioggia quindi necessita di interventi mirati che vanno dalla manutenzione del sistema idrico agli incentivi per il basso consumo, fino a una politica di rinnovamento degli enti preposti per l’irrigazione. Senza una strategia da avviare subito con un’attenta politica di salvaguardia idrica, in futuro i problemi si aggraveranno”.
La Calabria teme un’emergenza estiva
Le riserve idriche, in Calabria, non sono ancora in situazione di allarme, ma le criticita’ potrebbero emergere nel corso dell’estate. La Siccita’ incombe sia sull’agricoltura sia sulle risorse idropotabili. L’approvvigionamento della regione e’ assicurato da 25 invasi, fra grandi dighe e invasi di media e piccola dimensione, la cui gestione e’ ripartita fra i consorzi di bonifica, cui fanno capo 9 dighe; Enel e Sorical, la societa’ mista a cui e’ demandata la distribuzione dell’acqua ad uso potabile. La capacita’ e’ di 898 milioni di metri cubi d’acqua, ma le riserve sono gia’ sottodimensionate sebbene non ancora in rosso. “Al momento – dice all’Agi il presidente regionale della Coldiretti, Pietro Molinaro – non ci sono situazioni critiche, grazie all’esistenza di una rete di invasi e infrastrutture, realizzate anche negli ultimi anni, che, se potenziata, consentirebbe alla Calabria addirittura di esportare l’acqua”. Preoccupa cio’ che potrebbe avvenire nei mesi estivi, quelli piu’ caldi ma anche quelli in cui la presenza dei turisti lungo le coste calabresi determina un incremento notevole delle necessita’ e dei consumi d’acqua. Il problema deriva innanzitutto dalle scarse nevicate dello scorso inverno sugli altopiani, in particolare sul massiccio della Sila. Per questa ragione la Sorical sta per inviare una lettera ai Comuni, invitandoli a gestire al meglio l’acqua disponibile, evitando in primo luogo gli sprechi derivanti da un utilizzo improprio ma anche a vigilare sul fenomeno sugli allacci abusivi e a individuare e sanare eventuali perdite lungo le condotte. La Sorical prevede possibili criticita’ sulla fascia costiera cosentina e nell’Alto Ionio cosentino e, per quanto riguarda l’acqua destinata al consumo civile, la zona del Crotonese, dove invece dovrebbe essere sufficiente quella destinata all’agricoltura. Migliore la situazione di Catanzaro e del Vibonese; nel primo caso grazie al duplice uso dell’acqua di alcuni invasi, come quello del Passante, attrezzato sia a scopo irriguo sia per alimentare la rete idrica cittadina; nel secondo grazie alla diga dell’Alaco che garantira’ acqua a sufficienza, mentre per quanto riguarda la citta’ di Reggio ed il suo hinterland sta per entrare in esercizio la diga del Menta. In ogni caso, nel complesso, la disponibilita’ d’acqua in tutta la regione potra’ accusare un calo compreso fra il 30 ed il 50%. “A preoccupare – dichiara Sergio De Marco, ingegnere e direttore dell’area operativa di Sorical – sono soprattutto le sorgenti, fiumi e pozzi in particolare, che rischiano di rimanere asciutti. Sara’ un’estate difficile e per questo si rende necessario allertare i Comuni”.
La Puglia soffre: in 5 anni -26% di precipitazioni
Un recente studio condotto da Coldiretti evidenzia come in Puglia, dal 2012 ad oggi, si sia registrata una diminuzione delle piogge del 26%. Nel periodo preso in esame si sono registrati 146,7 millimetri di pioggia, mentre nei primi tre mesi del 2012 erano caduti 197,5 millimetri di pioggia. Coldiretti Puglia ha analizzato gli “effetti sui campi della tropicalizzazione del clima“, tra cui “perdita di produzione, aumento dei costi per le risemine, ulteriori lavorazioni, acquisti di nuove piantine e sementi”. In Puglia e’ stato anche potenziato il servizio di assistenza tecnica alle aziende per la difesa delle colture dalle avversita’ meteoriche e dai parassiti e per il supporto alle scelte operative aziendali. Tra gli effetti piu’ vistosi del clima bizzarro vi e’ poi la maturazione precoce dei prodotti agricoli, come mandorli e peschi in fiore a febbraio, mimose gia’ pronte a dicembre e a gennaio, maturazione contemporanea degli ortaggi in autunno. A cio’ va aggiunto che la Puglia ha un territorio fragile, con 232 comuni su 258 (78%) a rischio idrogeologico a diversa pericolosita’ idraulica o geomorfologica. Sempre secondo l’analisi di Coldiretti, sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni. C’e’ poi da considerare che le violente grandinate e bombe d’acqua sono ormai una costante e mettono ogni anno a repentaglio la produzione di ciliegie nel comprensorio vocato tra Conversano, Turi, Rutigliano, Castellana, Sammichele, Putignano, Gioia del Colle, Acquaviva. La Siccita’ ha attanagliato per mesi il granaio d’Italia delle province di Foggia e Bari, dove si registra, a causa della scarsita’ d’acqua, la perdita del 50% della produzione. Non diversa la situazione in provincia di Foggia dove “se si eccettua il periodo a cavallo tra febbraio-aprile questo non e’ stato un anno particolarmente arido“, come conferma Giuseppe De Filippo, presidente della Coldiretti della provincia di Foggia che all’Agi spiega che quest’anno e’ stato un periodo particolarmente secco – per quel che riguarda i grani – tra febbraio, marzo e aprile soprattutto nelle aree sud della Capitanata tra Cerignola e Manfredonia. In Capitanata c’e’ una zona irrigua di circa 150mila ettari su 550mila ettari di Sau, la Superfice agricola utilizzata. Foggia e’ la prima provincia in Italia per estensione di Sau. “Comunque – ribadisce De Filippo – non possiamo lamentarci quest’anno. Certo e’ lontano il ventennio della piu’ grande Siccita’ tra il 1975 e il 1995“. Anche i vari invasi sono regolarmente pieni compreso quello di Capacciotti, che serve le campagne di Manfredonia e che in passato aveva sempre fatto registrate problemi per la mancanza di acqua. “Ora – ha concluso il presidente di Coldiretti Foggia – speriamo che non piova perche’ ci stiamo avvicinando alla raccolta del grano“.
Per le Marche nessun problema, piogge superiori alla media
Non esiste al momento nessun “rischio Siccità” per il territorio delle Marche. Lo sostengono operatori della Protezione civile e rappresentanti delle associazioni agricole che lavorano nella zona, e che monitorano costantemente la situazione nelle varie aree interne, montane e collinari e quelle piu’ vicine alla costa adriatica. L’aumento limitato delle temperature nel mese di maggio – +0,8 gradi rispetto alla media storica – e anche una piovosita’ relativamente costante e ripetuta, con punte che nel mese appena trascorso hanno fatto registrare addirittura un incremento di 4 millimetri sulla media del periodo, hanno evitato un impatto significativo delle ondate di calore che si sono prodotte in particolare nelle ultime tre settimane. “Per le produzioni agricole regionali – dicono dalla Coldiretti regionale – allo stato attuale non si segnalano condizioni critiche in alcune settore, e in quelle giornate dove l’arrivo del caldo ha avuto effetti maggiori sulle coltivazioni si e’ intervenuto in maniera efficace con l’irrigazione di soccorso. Questo soprattutto nel comparto ortofrutticolo, mentre per il resto il quadro al momento resta nella norma. E anzi per il grano, si prevede di anticipare la raccolta alla meta’ di giugno, in considerazione della pioggia caduta nei periodiprecedenti, anche se in maniera irregolare“. Pericolo Siccita’ scongiurato , nelle Marche anche sul fronte civile e urbano, in relazione tanto agli interventi di prevenzione effettuati fino ad ora che alle previsioni per il prossimo futuro. “Non sono stati emessi avvisi al sistema delle agenzie ed enti pubblici e alla popolazione residente, che sono legati direttamente al disagio bioclimatico come effetto dell’aumento delle temperature nel periodo recente – affermano dalla Protezione civile regionale. E quindi allo stato presente non riscontriamo particolari problemi per il territorio locale“. Come conferma anche l’ultimo bollettino diramato dallo stesso Dipartimento giovedi 1 giugno, che prevede un “livello 0” – il piu’ basso – di “pericolo per ondate di calore”, per tre giornate consecutive fino al 3 giugno. La citta’ di Ascoli Piceno, sara’ quella piu’ calda con temperature massima previste di 31 gradi, seguita da Fermo e da Jesi con 30 gradi. Non destano al momento preoccupazioni anche i livelli degli invasi artificiali dislocati sia nel nord che nel sud della regione, anche se le condizioni delle infrastrutture vengono continuamente tenute sotto controllo, specie dopo le conseguenze e i rischi seguiti ai numerosi eventi sismici avvenuti negli ultimi 10 mesi. Da segnalare che un’equipe del Parco nazionale dei Monti Sibillini si e’ appena recata a verificare la situazione del Lago di Pilato, a 2 mila metri di quota sul massiccio del Monte Vettore, dopo l’allarme lanciato a meta maggio da un alpinista che aveva fotografato l’invaso di origine glaciale senza acqua, forse a causa dello spostamento delle falde provocato dal terremoto. L’equipe ha annunciato che l’acqua e’ tornata ad emergere sul posto, e questo viene ritenuto un segnale incoraggiante per il quadro idrogeologico locale.
Dopo un autunno ‘secco’, ora l’Abruzzo è un’isola’ felice
Se fino a dicembre la Siccita’ aveva caratterizzato anche l’Abruzzo, con le abbondanti piogge e nevicate iniziate nel mese di gennaio la regione si presenta alla stagione estiva come un”isola’ felice, non facendo registrare nessun problema di approvvigionamento idrico. Insomma il ‘secco’ autunnale e’ un lontano ricordo.I diversi bacini imbriferi hanno raccolto l‘acqua necessaria soprattutto per far fronte ai bisogni dell’agricoltura. Che la situazione non rappresentasse un problema lo aveva sostenuto anche il sottosegretario con delega all’Ambiente, Mario Mazzocca: “stiamo monitorando – aveva detto agli inizi di febbraio – ma non c’e’ nessuna emergenza. Vedremo tra un mese cosa accadra’”. E’ comunque innegabile che prima delle tanto attese precipitazioni – una manna anche per gli operatori turistici montani che attendevano la neve – la crisi idrica sia stata un incubo anche per questa regione. Anche gli esperti erano in allarme. Una cosa del genere – affermo’ il meteorologo abruzzese Giovanni De Palma – e’ certa: da almeno un decennio non cadeva cosi’ poca acqua. Da non sottovalutare che il terremoto del 18 gennaio scorso e gli altri eventi sismici che avevano comportato anche lo svasamento della diga di Campotosto, nel Teramano, pregiudicando non solo l’irrigazione ma anche la produzione di energia elettrica. Anche secondo Appennino Ecosistema, dicembre e’ stato il mese piu’ siccitoso degli ultimi 10 anni, visto che e’ piovuto il 10 per cento di quanto piove mediamente sull’Appennino centrale. Emergenza, comunque, rientrata, e anche le produzioni ortofrutticole della piana del Fucino, nella Marsica, sono salve. In definitiva, in quanto a Siccita’, l’Abruzzo sembra ora essere un'”isola” felice.
Molise, nessun problema imminente ma ha fatto danni
Nessun problema di approvvigionamento idrico per le campagne molisane che, pero’, scontano i danni di un inverno rigido e con abbondanti precipitazioni nevose. La ventesima regione, grazie agli invasi ed alle sorgenti, garantisce le risorse idriche anche a Campania (sorgenti del Matese e S. Bartolomeo), Abruzzo (diga di Chiauci) e Puglia (lago artificiale di Occhito), oltre a centri urbani e coltivazioni locali. Al momento non vi sono situazioni critiche per quanto riguarda le disponiblita’ di acqua. “Abbiamo avuto una stagione primaverile non proprio esaltante dal punto di vista climatico – spiegano i funzionari della Coldiretti – mentre non sono mancate le precipitazioni”. Al momento, dunque, i flussi idrici sono regolari, mentre le aziende del settore primario continuano a fare i conti con i danni dei mesi invernali. A gennaio scorso la coltre bianca ha distrutto stalle, bloccato i rifornimenti di foraggi e la raccolta di latte, distrutto diverse colture di ortaggi. A questo si sono aggiunte le gelate del 25 Aprile scorso, che hanno colpito i frutteti anche a quote basse. “Una situazione non piu’ sopportabile – rimarcano ancora i dirigenti dell’organizzazione degli agricoltori – anche perche’ gli indennizzi, ammesso che vengano erogati, arrivano dopo anni. Intanto, le aziende devono sopportare costi alti e prezzi sempre piu’ bassi, a causa dei prodotti esteri”.
L’Umbria nella morsa del caldo
La danza della pioggia sembra non bastare per scongiurare il rischio di una vera e propria catastrofe. L’Umbria, al pari di tante altre regioni e’ a secco. All’autunno e all’inverno scarsi di millimetri di pioggia e neve sui rilievi, si sono aggiunti una primavera particolarmente ‘arida’. Secondo alcuni esperti, questa situazione sara’ solo la prima di una serie di lunghi periodi con i quali dovremo fare i conti. Gli studi sui cambiamenti climatici lo confermano: a periodi sempre piu’ lunghi caratterizzati da un aumento delle temperature e una diminuzione della piovosita’, si accompagneranno una concentrazione delle precipitazioni in periodi piu’ brevi, e quindi emergenze. Negli ultimi anni in Umbria, come del resto in molte regioni del centro e del sud del Paese si e’ verificato un inasprimento dei fenomeni estremi. Dall’emergenza idrica’ si e’ passati ad eventi alluvionali di tipo tropicale e per quanto ci si voglia attrezzare per affrontare al meglio queste calamita’, con piani di monitoraggio e prevenzione e un’attenta programmazione per la tutela delle risorse idriche e la difesa idraulica del territorio, la forza della natura ci prende quasi sempre in contropiede. Ma a garantire l’approvvigionamento idrico e ridurre gli impatti dei prolungati periodi con scarse precipitazioni, l’Umbria puo’ contare sui due invasi di Montedoglio e della diga sul Chiascio e su un sistema di interconnessione di condotte e acquedotti. Di sicuro, spiegano alcuni esperti, la gestione della risorsa idrica e la messa in sicurezza del territorio rappresentano una priorita’. Come sempre in queste circostanze le associazioni dei coltivatori, i primi ad essere interessati da questa sciagura, hanno lanciato l’ennesimo grido di allarme. E se ad una primavera ‘avara’ di pioggia, si dovesse aggiungere un’estate rovente, a far la parte del leone saranno gli incendi che gia’ in molte regioni del centro fanno registrare i primi focolai. E le previsioni mostrano senza appello il volto della preoccupazione. Per i prosimi giorni sono infatti attese temperature massime sopra i 30 gradi. A parte i probabili annuvolamenti pomeridiani sui rilievi, il tempo si manterra’ stabile e soleggiato su gran parte del Paese, mostrando, in generale per l’area centrale dell’Italia, un consolidamento ulteriore dell’anticiclone atlantico con caldo e Siccita’ crescente. Secondo il meteo ‘solo’ in Valnerina, salvo sorprese, sono attesi occasionali rovesci.
In Sardegna allarme per pascoli e colture di cereali
Situazione di allarme in Sardegna per la Siccita’ a causa delle scarsissime piogge invernali: in pratica da febbraio non ci sono state piu’ precipitazioni di rilievo. Le scorte sono di un miliardo e 418 milioni di metri cubi d’acqua, ma solo ad aprile ne sono andati perduti 45 milioni tra consumi, perdite ed evaporazioni. Nessun problema per quanto riguarda l’acqua potabile e quella a uso industriale. Qualche situazione di difficolta’, invece, per l’irriguo ma situazione che rischia di diventare drammatica per la zootecnia e per le grandi coltivazioni di cereali. L’autorita’ di bacino ha invitato tutti i sindaci a emanare ordinanze per promuovere l’uso razionale dell’acqua. Siamo in una situazione di Siccita’ “conclamata” con un’anno idrologico, in base ai dati di aprile, tra i piu’ siccitosi di sempre. La zona piu’ colpita e’ la Nurra, nel Nord Ovest dell’isola, con la piovosita’ piu’ bassa mai registrata dal 1922. Non ci sono problemi particolari per i sistemi alimentati dai grandi invasi e non vi saranno neanche in estate tranne l’Iglesiente dove, per quanto riguarda le colture irrigue si registra un -40% di risorse, la Nurra con un -30% e la Baronia, nel Nord Est della Sardegna, con un -10%. Le difficolta’ maggiori si avranno, come segnalato in questi mesi dalle associazioni agricole, per il bestiame e le grandi colture di cereali che si sostengono solo con l’acqua piovana. In particolare l’assenza di piogge sta creando gravi problemi per i pascoli per cui gli allevatori avranno necessita’ di approvvigionarsi di foraggio in vista di un’estate che si annuncia molto difficile.
Toscana, agricoltori in ginocchio: maremma a secco
Coltivazioni a rischio, foraggi per il bestiame che scarseggiano, apicoltura in crisi: la scarsita’ di precipitazioni dei primi mesi del 2017 sta mettendo in ginocchio il mondo agricolo toscano che parla di vera e propria calamita’, per alcuni, senza precedenti. I coltivatori hanno scritto alla Regione Toscana per chiedere di poter attivare, con urgenza, “percorsi a sostegno del mondo produttivo analoghi a quello intrapreso per la gelata primaverile, anche per la Siccita’ 2017″. A essere in crisi e’ soprattutto il territorio della Maremma, per la quale gli agricoltori chiedono alla Regione di attivarsi al piu’ presto presso il Governo per venire incontro agli effetti della situazione di emergenza. La scarsita’ di precipitazioni, che, dall’inverno appena trascorso, si e’ protratta anche nel periodo primaverile, come emerge anche dai dati del consorzio Lamma (il servizi meteorologico regionale) sta infatti provocando danni soprattutto sulla fascia costiera della provincia di Grosseto (tra le zone piu’ colpite del centro Italia) e rischia di compromettere gravemente l’annata agricola. La Siccita’ aggrava una situazione gia’ critica, spiega Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana: “Si pensi al comparto cerealicolo, che ha risentito lo scorso anno del crollo del prezzo del grano e delle scarse semine, alle perdite delle coltivazioni di erba e fieno e alle semine di girasoli e mais che sono gia’ a rischio, con conseguenze anche sul settore zootecnico (in Maremma e’ concentrato il 60 per cento della produzione toscana) che ha a disposizione poco foraggio. Senza contare che se non piove nelleprossime settimane a rischio potrebbe essere anche la produzione di pomodori”. “La Regione – aggiunge Miari Fulcis – deve ascoltare il nostro grido d’allarme perche’ il rischio vero e’ che i coltivatori abbandonino le produzioni soprattutto di cereali, con ripercussioni non di poco conto”. All’allarme della Maremma si aggiunge poi il dramma dell’apicoltura toscana. Le associazioni degli apicoltori spiegano che i primi cinque mesi del 2017 sono stati letali per la produzione di miele in tutta la regione. La Siccita’, le forti escursioni termiche tra giorno e notte, il vento e le gelate di meta’ aprile hanno privato il territorio di fioriture ricche di nettare. In queste condizioni climatiche, gli alveari hanno divorato le scorte di miele del nido, costringendo gli apicoltori a ricorrere a nutrizioni di emergenza, con costi imprevisti ed elevati. Gli apicoltori segnalano che la produzione di miele di acacia 2017 e’ gia’ stata pesantemente ridotta, come pure si prospetta una situazione molto poco rosea per le successive fioriture.
Veneto in crisi, riserve ai minimi da 20 anni
Falde che stanno superando in negativo ogni record degli ultimi 20 anni, inverno caldo con poche piogge e pochissima neve. E’ questa la situazione della Siccita’ di Veneto, dove la Regione ha dichiarato lo scorso 15 aprile lo stato di crisi. Fra ottobre e marzo, infatti, sono mancati 170 millimetri di precipitazione a fronte dei 350 attesi, con un calo del 50% e conseguenze che si vedono anche sui corsi d’acqua. A spiccare fra tutti e’ il caso dell’Adige, la cui portata e’ scesa a 25 metri cubi al secondo; il fiume e’ stato anche al centro di una querelle fra la Regione Veneto e le province autonome di Trento e Bolzano. “I bacini di montagna non hanno incamerato acqua a causa delle scarse precipitazioni e i fiumi sono sotto il livello di guardia. Il quadro tracciato non e’ incoraggiante e in attesa del tavolo di crisi fissato per il 7 giugno si fanno i conti sui giorni di autonomia“, spiega la Coldiretti. Lo scorso 31 maggio sul tema si e’ confrontata anche la commissione Agricoltura del Consiglio Regionale. Dopo le audizioni delle organizzazioni agricole, dei Consorzi di Bonifica e degli addetti di settore, il presidente della commissione, a fronte dei problemi provocati dalla mancanza di precipitazioni e della situazione di particolare criticita’ in cui versa il fiume Adige, ha proposto una ‘soluzione mediana’ che contemperi i vari interessi in gioco e che sara’ contenuta in una Mozione che verra’ presentata in Consiglio regionale, un atto politico che consentira’ alla Giunta di predisporre un Piano Irriguo Regionale per prevedere e prevenire queste situazioni che ormai si presentano con una certa ciclicita’ e che tengano conto del fatto che, nel caso dell’Adige, la regione Trentino Alto Adige non potra’ non essere coinvolta. Gli ultimi dati mostrano che il livello delle sorgenti montane appare in ripresa, mentre rimane ai minimi storici il livello di falda.
Piemonte sotto osservazione, ma nessuna emergenza
Situazione di attenzione ma al momento nessuna emergenza Siccita’ in Piemonte, dove dopo le alluvioni di novembre in provincia di Cuneo e nella zona di Moncalieri, le piogge sono state molto rare. Nelle dighe sono stati immagazzinati 138 milioni di metri cubi d’acqua, il 17% inm meno rispetto ai valori storici. Le associazioni agricole, da Coldiretti a Confagricoltura, sottolineano la difficile condizione delle colture in questi giorni di forte ed anticipato caldo. “Sicuramente siamo di fronte ad una stagione troppo calda – spiegano dalla Confagricoltura Piemonte – e lo testimonia il fatto che per alcune colture, dal mais alle foraggere, si e’ gia’ iniziato ad irrigare, in anticiporispetto ai tempi normali”. “C’e’ una situazione di soglia di attenzione – si dice ancora – certo se dovesse continuare cosi’ qualche problema potrebbe esserci”. “Di Siccita’ al momento in Piemonte non si parla”, conferma Franco Ramello, responsabile economico Coldiretti Piemonte.
Lombardia, preoccupano i bacini alpini e prealpini
Resta grave la situazione per la Siccita’ in Lombardia anche se qualche precipitazione nei primi 15 giorni di maggio ha in parte mitigato l’allarme. I dati evidenziano un netto deficit idrologico soprattutto per l’area prealpina ed alpina, che puo’ contare su una riserva pari a 1.086 milioni di metri cubi d’acqua, fornita dal manto nevoso e dai laghi. Il totale della riserva, invasata nei grandi laghi, risulta inferiore sia alla media del periodo (-45,7%), sia ai quantitativi dell’anno piu’ critico in tempi recenti, il 2007. Nel dettaglio, sulle montagne si stima una quantita’ di neve, secondo gli ultimi dati di Legambiente, pari a 550 milioni di metri cubi quando in questo periodo la media e’ di 950 milioni. Simile la situazione negli invasi indroelettrici: su una capacita’ di oltre 500 milioni di metri cubi, le dighe montane ne trattengono al momento 70 milioni. Tutti i grandi laghi si trovano in deficit idrico, ma la situazione peggiore si registra per i laghi di Como e d’Iseo largamente al di sotto delle medie stagionali. Il contributo della neve risulta inferiore del 62% rispetto alla media annua di riferimento e del 30% rispetto a quanto registrato nell’anno critico 2007. Per quanto riguarda gli invasi artificiali, si registra una diminuzione del 31%, sulla media stagionale, nel volume d’acqua presente nei serbatoi del bacino dell’Oglio mentre, per gli invasi artificiali afferenti al bacino del fiume Adda, la diminuzione e’ del 5%.