Animali: la dolce morte costa troppo? Veterinari contrari al prezzo politico

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Anche gli animali hanno diritto a un fine vita dignitoso, ma quanto costa accompagnarli all’eutanasia in caso di malattia grave e inguaribile? A sollevare il caso nei giorni scorsi è stata l’onorevole del Pd Ileana Argentin. Raccontando sul web la triste esperienza vissuta con il suo cane Ettore, l’esponente dem ha segnalato il problema dell’onorario pagato per la prestazione (“ben 200 euro“), invitando i veterinari, “nel rispetto del proprio lavoro e del pagamento che per esso va effettuato“, a valutare “un prezzo diverso a seconda del peso delle tasche di chi si trovano davanti“. Sul tema interviene l’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi), contraria a fissare “prezzi ‘politici’ “per una pratica certamente giustificabile in situazioni senza alternativa terapeutica, ma che bisogna fare attenzione a “non incoraggiare o deresponsabilizzare“. “La libertà di scelta per morire, a meno che non si abbiano i soldi, non esiste in Italia per gli uomini e posso dire anche per gli animali“, osservava Argentin riflettendo sull’esperienza di “cittadini comuni che“, in caso di soppressione del loro amico a 4 zampe, “devono vivere un doppio livello di dolore: quello affettivo e quello economico“. Uno sfogo “del tutto comprensibile“, premette il presidente dell’Anmvi, Marco Melosi. “Con la dolce morte di Ettore a causa di un grave male – osserva il medico – la deputata ha vissuto la dolorosa esperienza dei proprietari che si trovano a compiere, come lei stessa scrive, ‘la scelta più difficile, quella di capire che l’animale non deve soffrire, esattamente come l’essere umano’“. Melosi tiene a precisare che “nella circostanza eutanasica il medico veterinario non è un mero esecutore di sentenze, ma fa esperienza in prima persona di quanto accade, spesso sopportando un carico psico-emozionale molto pesante di cui non c’è una piena consapevolezza. Si tratta invece di uno dei maggiori fattori di sofferenza professionale della nostra categoria“, assicura l’esperto. Da qui il no all’idea di imporre una tariffa: “L’eutanasia non va né incoraggiata né deresponsabilizzata – ammonisce il numero uno dell’Anmvi – L’eutanasia di un cane che è stato per anni un compagno di vita e un paziente in cura è una decisione fra le più complesse da assumere, che medico veterinario e proprietario devono condividere in tutte le sue fasi. Se quella è davvero l’ultima strada, bisogna garantire al paziente animale tutti gli accorgimenti necessari a evitargli ogni sofferenza. Tutto questo purtroppo ha un costo, sia umano che economico, per questo è importante che il proprietario sia adeguatamente informato di ogni risvolto“.

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