Far dormire i bambini nella stanza dei genitori durante il primo anno di vita è utile a prevenire la sindrome della morte in culla (sids), come raccomandano i pediatri americani, ma dopo i 4 mesi, stare in camera con mamma e papà, puo’ danneggiare il sonno del piccolo, facendolo dormire meno ed esponendolo a pratiche rischiose per la sua salute. Lo rileva uno Studio del Penn State College of Medicine, pubblicato sulla rivista Pediatrics. Se condividere la stanza puo’ essere giustificato nei primi sei mesi di vita, visto che il 90% dei casi di morte in culla accade in quel periodo, “non ci sono prove che serva dai 6 ai 12 mesi“, commenta Ian Paul, autore dello Studio. Anzi, puo’ danneggiare la qualita’ del sonno.
“Dormire male puo’ portare i bambini a diventare obesi e dormire male negli anni successivi – continua -. Aspettare troppo nel mettere i bambini nella loro camera puo’ avere effetti negativi sulla qualita’ del sonno di genitori e figli nel breve e lungo periodo”. Una conclusione a cui i ricercatori sono arrivati analizzando i dati raccolti con lo Studio Insight su 279 madri e relativi figli, a cui era stato chiesto di compilare un questionario quando i piccoli avevano 4 e 9 mesi di eta’. Dovevano valutare la durata del sonno, dove avveniva, i risvegli e le poppate notturne, la routine al momento di andare a letto e il comportamento nel sonno. Durata, luogo e schemi del sonno sono stati valutati anche a 12 e 30 mesi.
E’ stato così appurato che a 4 mesi i bambini nella loro stanza dormono 45 minuti in piu’ rispetto a chi dorme con i genitori, e anche il tempo complessivo del sonno notturno e’ maggiore. Una decisione i cui effetti durano a lungo. A 30 mesi, i bambini che a 9 mesi stavano in stanza con i genitori, dormivano 45 minuti in meno per notte di quelli diventati indipendenti a 4 e 9 mesi. Condividere la stanza puo’ inoltre dare problemi anche sul fronte della sicurezza: a 4 mesi i piccoli avevano piu’ spesso lenzuola, cuscino e altri oggetti che possono aumentare il rischio di morte in culla rispetto a chi dormiva nella sua stanza.