Caldo: il livello del Po più basso di 1.5 metri, danni per un miliardo

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Il livello idrometrico del fiume Po è più basso di oltre un metro e mezzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con l’Italia che è a secco per la mancanza di pioggia. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti a Piacenza, la provincia dove insieme a Parma è stato dichiarato lo stato di emergenza da parte del Consiglio dei ministri. La situazione del più grande fiume italiano è rappresentativa della crisi idrica che – sottolinea la Coldiretti – ha colpito la food valley italiana mettendo in pericolo l’agricoltura e il suo indotto dal quale dipendono centinaia di migliaia di posti di lavoro. In difficoltà sono però i campi coltivati e gli allevamenti lungo tutta la penisola, dove la Coldiretti stima danni per quasi un miliardo di euro in agricoltura. Dai cereali ai foraggi, dagli ortaggi alla frutta, dal girasole al pomodoro, ma anche i vigneti e i pascoli per l’alimentazione degli animali, che sono sotto stress per il caldo con un calo fino al 20% della produzione di latte. Tra la provincia di Parma e quella di Piacenza si coltiva 1/4 del pomodoro da conserva Made in Italy duramente colpito dalla siccità, ma a soffrire è l’intero bacino idrografico del Po dal quale dipende il 35% della produzione agricola nazionale. Sotto assedio sono province – afferma Coldiretti – dove sono concentrati allevamenti per la produzione di Parmigiano Reggiano di maiali. L’acqua è indispensabile per coltivare granturco e foraggio e per nutrire più di 650mila bovini, che producono latte per i principali formaggi Dop italiani, e 1,5 milioni di maiali, che forniscono le cosce per prosciutti Dop di Parma e di Modena e carne per salumi Dop come il Culatello di Zibello. Se Sardegna, Emilia Romagna, la Toscana e il Veneto hanno richiesto al governo lo stato di emergenza, la situazione è preoccupante dal Piemonte alla Lombardia e alla Liguria, dalla Toscana al Lazio, dall’Umbria alla Calabria, dalla Campania alla Puglia, in Basilicata, Friuli e Sicilia. Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte – sottolinea Coldiretti – per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti. “Di fronte alla tropicalizzazione del clima – sostiene Coldiretti -, se vogliamo continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, dobbiamo organizzarci per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi con interventi strutturali che non possono essere più rimandati. Occorrono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, creando bacini aziendali e utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere acqua“.

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