Tre persone su quattro hanno fatto uso di cannabis almeno una volta nella loro vita. Il 18% nell’ultimo mese. Il 22% più di una volta a settimana. Il 68% dichiara di aver cercato informazioni sulla cannabis, il 29,5% in Internet. E’ quanto emerge da una ricerca svolta dal Centro medico Santagostino su un campione di 373 italiani (198 donne e 175 uomini) attraverso un questionario on line, focalizzato su tre aspetti attinenti alla cannabis: le conoscenze, l’utilizzo, l’opinione circa la legalizzazione. I dati vengono diffusi in vista della ‘Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga’, che si celebra il 26 giugno e fanno parte di un progetto di informazione e sensibilizzazione promosso dal Centro medico Santagostino in collaborazione con l’Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano. Dalla ricerca emerge che il 18% del campione ne fa uso “per rilassarsi” e il 16% “per distogliere l’attenzione da pensieri negativi”. Il 21% riconduce la propria motivazione a una dinamica socializzante e di gruppo. Il 18% ha usato anche altre sostanze e tra questi quasi tutti (il 98%) anche cannabis. Il 21,72% del campione pensa che la cannabis non abbia effetti dannosi sul cervello a breve e lungo termine: per la maggioranza sono persone che la utilizzano/utilizzavano e lo fanno/facevano in modo intensivo. Quanto alla legalizzazione: il 73,35% del campione è favorevole; il 25,68% pensa che legalizzare la cannabis ne diminuirebbe l’utilizzo e il 48,66% pensa che ne diminuirebbe gli effetti negativi sulla Salute. “I derivati della cannabis (hashish e marijuana), come si vede dai dati, sono da molti considerate innocui, ma hanno in realtà effetti potenzialmente devastanti – spiega Michele Cucchi, psichiatra e direttore del Centro medico Santagostino – La regione cerebrale target della cannabis è il cervelletto, oltre che la corteccia prefrontale. La cannabis compromette direttamente le funzioni di programmazione, pianificazione, l’affettività, la consapevolezza di sé. L’intensità degli effetti è direttamente proporzionale alla quantità assunta e alla durata dell’assunzione“. “Gli esperimenti di legalizzazione e depenalizzazione nel mondo hanno portato a una serie di risultati – aggiunge – innanzitutto laddove la cannabis è libera non ‘ci si droga’ meno, probabilmente ci si droga anche di più, ma forse ‘ci si droga meglio’, seppure questo non sia un dato assoluto: in altre parole, il controllo della qualità e della quantità di sostanza assunta produce, per molte delle sostanze studiate, meno rischi e ripercussioni sulla Salute e sulla società. Gli andamenti dell’utilizzo sia tra i giovani che tra gli adulti sono dubbi: non è chiaro se legalizzare produca un incremento del consumo e dei danni conseguenti. In tutti i casi in cui è stata introdotta la legalizzazione o la decriminalizzazione sono stati investiti molti soldi e risorse in programmi di prevenzione e informazione“. “Ma fare informazione non basta, bisogna usare il canale giusto – osserva Cucchi – e soprattutto parlare il linguaggio dei ragazzi e cercare di rispondere ai loro bisogni di informazione. Recenti studi hanno dimostrato l’efficacia di programmi di prevenzione supportati da Internet in aggiunta a interventi nelle scuole. Inoltre, i dati ci suggeriscono di dover fare formazione già prima dei 15 anni, quindi alle medie, dove comunque il 21% è già entrato in contatto con la sostanza“, conclude.