No alla tintarella nei bambini: una pelle abbronzata non è sinonimo di buona salute

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No alla tintarella nei bambini: una pelle abbronzata non è sinonimo di buona salute nei piccoli. A dirlo ai genitori britannici sono gli esperti del Servizio sanitario Nhs England e del Met Office, a pochi giorni da un’ondata di calore che ha colpito l’isola. A suscitare le preoccupazioni degli esperti i risultati di un sondaggio su 1.000 genitori con bambini ‘under 11′: un terzo delle mamme e papà crede, a torto, che sfoggiare un colorito marroncino faccia bene ai bambini, e uno su quattro incoraggia i figli ad abbronzarsi. Pochi confessano di aver consentito persino l’uso dei lettini solari. Quanto alle creme, il 21% dei genitori ha detto di pensare ad applicarle solo se il bambino inizia a diventare rosso e a scottarsi. Ma l’abbronzatura non filtra i raggi solari dannosi, ricordano gli esperti britannici. E’ solo un’indizio del fatto che la pelle sta cercando di proteggersi da sola. Infanti e bambini hanno una pelle più delicata e sensibile rispetto agli adulti, ricordano poi gli specialisti, esortando i genitori a tenere i bebè sotto i sei mesi lontani dalla luce diretta del sole. Da marzo a ottobre i bambini in Gb dovrebbero essere coperti, stare all’ombra dalle 11 alle 15 e applicare sempre una crema con una protezione pari ad almeno 15. “Non c’è una sana abbronzatura, con il sole o con i lettini solari“, ricorda Nicola Smith di Cancer Research Uk, citato dalla Bbc online. Per maggiori informazioni, gli esperti invitano a seguire la campagna contro il tumore della pelle #CoverUpMate su Twitter. (AdnKronos)

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