“Se noi organizzassimo un bell’inferno, con fumo, fiamme, anime vaganti … Ma dove lo troviamo l’inferno, noi? … A un chilometro da qui, ai Campi Solfurei. Allora, andiamo tutti all’inferno!”. L’inferno fasullo di cui si parla, nel film di Carlo Ludovico Bragaglia “47 morto che parla” (1950), è la Solfatara di Pozzuoli, nei Campi Flegrei, vicino Napoli. È qui – spiega Maddalena De Lucia nella Newsletter INGV – che i notabili del paesino del ricchissimo e avaro barone Antonio Peletti, interpretato da Totò, organizzano una messinscena per far credere al loro spilorcio compaesano di essere morto e di essere capitato all’inferno. Lo scopo è quello di sottrargli una cassetta di oro e preziosi, ricchezze destinate in parte dal padre del barone alla costruzione della scuola comunale.
L’ ambientazione nel cratere flegreo, ricco di diffuse emissioni fumaroliche, allora conferì alla scena notevole verosimiglianza e forte suggestione, rendendola memorabile. Ebbene, quella scena è stata recentemente interpretata, con attori moderni, nel Totò Solfatara Day, giornata di approfondimento scientifico sui Campi Flegrei, organizzata dall’Ordine regionale dei Geologi, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il Vulcano Solfatara e il DISTAR (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse) dell’università di Napoli. Nel corso della giornata, Francesca Bianco, direttore dell’INGV – Osservatorio Vesuviano, ha evidenziato le principali ragioni e sfide del monitoraggio vulcanico nell’area dei Campi Flegrei, mentre Vincenzo Morra, petrografo del DISTAR, ne ha illustrato gli aspetti geologici.
Come è noto, la caldera vulcanica flegrea, la cui ultima eruzione è avvenuta nel 1538, si trova dal 2012 in uno stato di attività corrispondente al livello di allerta “giallo”, o di “attenzione”, previsto dal Piano Nazionale di Emergenza del Dipartimento della Protezione Civile (DPC). Il livello di allerta “giallo” si differenzia da quello “verde”, corrispondente all’ordinaria attività del vulcano, per la variazione di alcuni dei parametri monitorati. La principale evidenza è il lento sollevamento del suolo – circa 40 cm in dieci anni – che ne sta caratterizzando la dinamica. L’ultima fase bradisismica era avvenuta negli anni 1982 – 1984.
Insieme alle deformazioni del suolo, nell’area dei Campi Flegrei, si registra una modesta sismicità, ridotta quando la velocità di sollevamento diminuisce, e una sostenuta emissione di gas fumarolici, nella Solfatara e nell’area di Pisciarelli. Tra i gas emessi prevalgono, oltre al vapor acqueo, anidride carbonica e idrogeno solforato, dal caratteristico odore di uova marce. L’Osservatorio Vesuviano dell’INGV effettua costantemente il monitoraggio di numerosi parametri geofisici e geochimici, e in particolare della sismicità, delle deformazioni del suolo, delle emissioni di gas dal suolo e dalle fumarole, mediante reti di strumenti e misure discrete. Tutti i dati rilevati dai sistemi di monitoraggio, opportunamente analizzati, controllati e interpretati dai ricercatori e tecnologi dell’istituto, sono riportati settimanalmente e mensilmente sul sito web della sezione.
Link: Piano Nazionale di Emergenza dei Campi Flegrei – Dipartimento della Protezione Civile: http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier.wp?contentId=DOS50555
Bollettini di monitoraggio vulcanico INGV Osservatorio Vesuviano: http://www.ov.ingv.it/ov/it/bollettini.html