Informatica: ecco come nacque il telegrafo senza fili

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Il mondo moderno inizia con una fucilata. Lo sparo avverte del riuscito esperimento di un giovanissimo Guglielmo Marconi che nell’estate 1895, dalla soffitta di Villa Griffone nella campagna bolognese, genera con una scintilla elettrica segnali che vengono captati al di là di una collina da un suo collaboratore, che risponde appunto con un colpo di fucile. Nasce così – spiega Emanuele Guerrini sull’Almanacco della Scienza del CNR – il telegrafo senza fili, che in un primo momento non viene però preso in considerazione come racconta Riccardo Chiaberge in Wireless – Scienza, amori e avventure di Guglielmo Marconi‘ (Garzanti). Anche la stampa tarda a darne notizia: ne parla un articolo de ‘Il Resto del Carlino’ il 22 dicembre 1896, quando Marconi ha già brevettato l’invenzione a Londra.

L’apparecchio funziona grazie a un rocchetto con due avvolgimenti di filo di rame, che servono a produrre corrente alternata. Con la scintilla vengono emesse invisibili onde elettromagnetiche che se aiutate con un’antenna, scopre Marconi, si propagano a grande distanza. Il ricevitore è composto da un tubetto contenente limatura di nichel e di argento e da una pila. Quando l’antenna capta le onde elettromagnetiche, le convoglia nel tubetto e il loro passaggio fa diminuire la resistenza elettrica della limatura metallica. Di conseguenza, la corrente della pila fa scattare il martelletto del telegrafo. Il 6 dicembre 1901, i tre impulsi che nell’alfabeto Morse indicano la lettera S attraversano l’Atlantico, dalla Cornovaglia a Cape Cod, in America. Il ‘New York Times’ il 15 dicembre scrive: “Guglielmo Marconi ha annunciato stasera la più meravigliosa conquista scientifica dei tempi moderni”. Nel 1909 arriva il premio Nobel per la fisica.

Siamo ancora lontani da Gps, satelliti e whatsapp ma, a ben guardare, neanche tanto. La rivoluzione di Marconi, all’epoca, è stata per l’umanità ciò che per il mondo di oggi sono Internet e la banda larga, che senza le intuizioni e le applicazioni marconiane probabilmente non esisterebbero. È stata una rivoluzione sul tempo e sullo spazio, sulla possibilità di raggiungere chiunque oltre i confini, tra le nazioni e i fronti di guerra. È stata la fine della ‘distanza’ un passo decisivo verso la globalizzazione. Ma quella rivoluzione non è ancora finita, si autoalimenta quotidianamente, spinta dalla necessità di fare meglio quello che da sempre per l’uomo è di vitale importanza: comunicare. “Oggi siamo alle soglie del 5G, la nuova e rivoluzionaria tecnologia wireless che potrà garantire sia maggiori prestazioni di comunicazione, ad esempio scaricare film in pochi secondi e controllare operazioni robotiche a distanza con estrema affidabilità, sia un’enorme copertura, si parla di almeno un milione di oggetti connessi per chilometro quadrato”, commenta Domenico Laforenza, direttore dell’Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr.

“Il 5G è una tecnologia abilitante dell’Internet delle ‘cose’ e delle sue interessanti e variegate applicazioni socio-economiche, alcune delle quali non prive di interrogativi e risvolti per la nostra privacy. Beneficeranno del 5G applicazioni tipiche delle ‘smart cities’, come auto, semafori, lampioni e parcheggi sempre più intelligenti e interconnessi via cloud computing, sofisticati algoritmi di sistemi di supporto alle decisioni real-time”, conclude Laforenza. “Quindi, sebbene molte cose siano avvenute dalla famosa fucilata, moltissime altre sono dietro l’angolo”.

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