I robot sostituiranno il lavoro dell’uomo oppure aiuteranno a crearlo? I ragazzi sono stati chiamati a riflettere oggi su questo tema svolgendo le tracce delle prove di Maturita’ “Nuove tecnologie e lavoro” e “Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro”. In un blog scritto per AGI, lo scienziato Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto italiano di Tecnologia di Genova, fa il punto sull’argomento e afferma che “la crescente penetrazione delle macchine intelligenti e dei robot in tutti gli ambiti sociali e produttivi ci obbliga ad una profonda riflessione che riguarda la formazione, il lavoro, il welfare e la societa’ nel suo complesso. Nel 2060 in Europa un terzo degli europei sara’ piu’ che sessantacinquenne, contro l’attuale 18%. Il rapporto fra cittadini lavoratori (fra i 19 e i 65 anni) e i cittadini non attivi e pensionati (oltre i 65 anni) salira’ dall’attuale 26% ad oltre il 50% nel 2060″.
“In questo scenario – sottolinea Cingolani – i robot saranno una tecnologia indispensabile. Le statistiche piu’ recenti indicano chiaramente che i robot causeranno una diminuzione dei lavori di routine cognitiva o manuale, mentre difficilmente impatteranno sui lavori creativi o con elevata manualita’. Tuttavia diversi antropologi ritengono che l’automazione, pur sostituendo alcuni lavori, possa creare una serie di nuove complementarieta’ fra uomo e macchina che, a loro volta, necessiteranno di nuove capacita’ e servizi”.
Cingolani spiega che gli scienziati stanno affrontando un passaggio fondamentale: “quello di dotare di un corpo fisico la tecnologia digitale (per intenderci quella degli smartphone), in modo che questa possa interagire nel mondo e attuare movimenti per aiutare l’uomo. Questo portera’ in primo luogo alla realizzazione di un ecosistema robotico in grado di aiutare l’uomo in molteplici attivita’ professionali, quali i lavori pesanti e usuranti, l’automazione industriale, i trasporti (mezzi senza conducente), le attivita’ negli ambienti e negli ospedali per la riabilitazione (esoscheletri e macchine riabilitative per anziani e malati) e la chirurgia robotica sempre piu’ avanzata“.
Nei prossimi 10 anni, prevede Cingolani, potrebbe comparire “la prima generazione di robot umanoidi, compagni in grado di aiutarci in casa e in ufficio e di fare baby sitting e assistenza agli anziani. Dovranno essere macchine in grado di parlare e comprendere ordini vocali e gestuali, di interagire con noi nell’ambiente domestico e di lavoro. Posso portare un esempio a me molto vicino. Il robot riabilitativo Hunova – della start up di IIT Movendo Technology – e’ gia’ utilizzato da oltre 300 pazienti in diversi centri ospedalieri, come nuovo ausilio per il fisioterapista e per il medico che, in questo modo, possono migliorare il loro intervento terapeutico attraverso un nuovo dispositivo”.
Cingolani sottolinea che Hunova consente sia una misurazione esatta della patologia sia una pratica manipolativa efficace che permette “al fisioterapista di parallelizzare le terapie su piu’ pazienti simultaneamente. Si ottiene quindi un servizio migliore al cittadino, senza aumentare i costi del welfare”. “In un futuro non tanto prossimo – conclude Cingolani – avremo memory manager, biotecnologi e nanotecnologi per le banche di tessuti, organi e parti del corpo, educatori dei robot. Appariranno architetti digitali (per esempio i cloud controller) e architetti dei materiali sostenibili, del ciclo dei rifiuti e del 3D printing. Vedremo crescere la richiesta di manager dell’energia e di tecnologi del cibo per la tracciabilita’, il packaging e l’agricoltura verticale. E forse questa dovrebbe essere la vera grande sfida della robotica del futuro: le macchine intelligenti dovranno essere usate per diminuire considerevolmente l’impatto dell’uomo e delle sue attivita’ a livello ambientale”.