Sono stati scoperti nuovi meccanismi di resistenza al trattamento nei pazienti colpiti da melanoma metastatico. L’ostacolo da superare si chiama LAG-3 e rappresenta un ‘checkpoint’ immunitario utilizzato dal cancro per aggirare la risposta alle terapie immunoncologiche. Uno studio ha dimostrato che la combinazione di una nuova molecola anti LAG-3 con nivolumab, farmaco immunoncologico, permette di sbloccare questo freno e di vincere la resistenza al trattamento.
Si tratta di risultati notevolmente importanti: essi saranno presentati oggi in una poster discussion al Congresso dell?American Society of Clinical Oncology (ASCO). Siamo di fronte al “futuro dell’immunoncologia – spiega Paolo Ascierto, Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli, che ha coordinato la sperimentazione –. Nello studio, di fase I, sono stati arruolati 212 pazienti. Sono disponibili i dati relativi a 55 malati di melanoma: nel 12% dei casi è stata raggiunta una risposta e nel 54,2% si è registrato il cosiddetto clinical benefit, cioé un beneficio clinico più ampio perché ha incluso sia la risposta che la stabilita’ di malattia”.
Il valore della ricerca italiana viene confermato anche da un altro studio (Secombit), presentato a Chicago e promosso dalla Fondazione Melanoma. L’obiettivo, continua Ascierto, che è anche presidente della Fondazione, “è individuare la giusta sequenza di terapie nei pazienti con melanoma metastatico che presentano la mutazione del gene BRAF. Sono state coinvolte 230 persone da 9 Paesi europei”. Al Congresso ASCO sono inoltre oggetto di presentazioni orali due studi che confermano l’efficacia della combinazione di due farmaci immunoncologici, nivolumab e ipilimumab, in pazienti particolarmente complessi.