Microsfere ‘bio’ nei cosmetici contro l’inquinamento degli oceani

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La scienza offre un’alternativa ‘bio’ alle microsfere di plastica che si trovano nei prodotti per la cura della persona, come esfolianti e i dentifrici, creme solari e filler. Oggi, in occasione della Giornata mondiale degli ocean, l’università inglese di Bath ha pubblicato uno studio in cui illustra la creazione di microsfere di cellulosa, biodegradabili e quindi non dannose per l’ambiente. Dal diametro inferiore agli 0,5 millimetri, le microsfere di plastica non sono filtrate dagli impianti di depurazione delle acque: entrano in mare, dove vengono ingerite dai pesci e conseguentemente entrano nella catena alimentare.

Come evidenziano i ricercatori nello studio pubblicato sulla rivista Sustainable Chemistry & Engineering, “si calcola che per ogni doccia fino a 100mila microsfere possano finire negli oceani, contribuendo agli 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici che ogni anno si ‘tuffano’ in mare.” Le microsfere sono al centro della campagna #CleanSeas del Programma Onu per l’ambiente (Unep), che chiede ai governi di metterle al bando insieme agli oggetti monouso di plastica entro il 2022. Come alternativa alla plastica, i ricercatori universitari hanno sviluppato un modo di produrre microsfere biodegradabili e rinnovabili con la cellulosa proveniente da diversi materiali di scarto. “Le microsfere usate nell’industria cosmetica sono spesso in polietilene o in polipropilene, polimeri derivati dal petrolio che impiegano centinaia di anni per degradarsi”, spiegano gli scienziati. “Noi abbiamo sviluppato un modo di fare microsfere dalla cellulosa, che non solo proviene da una fonte rinnovabile, ma si biodegrada in zuccheri innocui”.

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