Milano: ecco il primo sensore che traccia la glicemia con lo smartphone

MeteoWeb

Un sensore sottocute, collegato a una app sul cellulare, per tenere sotto controllo costantemente la glicemia. Per la prima volta questo ‘chip‘ è stato utilizzato in Lombardia al Policlinico di Milano su tre pazienti con diabete di tipo 1, quello che solitamente insorge in età giovanile. Attraverso questo dispositivo, che va sostituito solamente ogni 90 giorni, le persone affette da diabete potranno tenere d’occhio in modo più preciso e costante i loro parametri e tarare con più precisione l’insulina di cui hanno bisogno. Inoltre, in futuro potranno evitare di pungersi il dito più volte al giorno per ottenere una goccia di sangue (ad oggi il metodo tradizionale per misurare la glicemia), raggiungendo una migliore qualità di vita. Il sistema consiste in un piccolo sensore che viene inserito dal medico sotto la cute del braccio, vicino alla spalla: la sua applicazione si può fare in ambulatorio in 5 minuti e ha una durata di 90 giorni. Sopra il sensore viene applicato un trasmettitore rimuovibile, una piccola scatoletta che invia i dati sul glucosio nel sangue in modalità wireless allo smartphone. Questo trasmettitore è in grado anche di emettere degli avvisi, vibrando quando i valori del glucosio raggiungono una certa soglia impostata dall’utente.  “Il controllo della glicemia nei soggetti con diabete tipo 1 è complesso – spiega Emanuela Orsi, responsabile del Servizio di diabete e malattie metaboliche del Policlinico di Milano – perché risente di numerose variabili, che possono causare valori di glicemia anche molto diversi tra loro. Questo significa che il paziente potrebbe anche passare da una iperglicemia, cioè un eccesso di glucosio nel sangue, a una ipoglicemia, ovvero valori troppo bassi; il che lo mette in una condizione di rischio per la propria salute“. “Per questo – aggiunge Orsi – avere un sistema che rileva in continuo la glicemia e segnali con degli allarmi le discese o le salite rapide della glicemia è di fondamentale importanza“. “Attualmente – conclude Orsi – il costo di questo sensore non è rimborsato dal Sistema sanitario nazionale, ma sono in corso le trattative perché lo possa essere a breve. Noi abbiamo avuto la possibilità di far provare questa tecnologia a 3 pazienti, che abbiamo selezionato in base al tipo di terapia e in base al loro controllo glicemico“.

Condividi