Medicina al centro della XII edizione del Festival dell’Economia di Trento, ma in particolare, una medicina di genere, che tenga conto delle differenze e cambi approccio a seconda del soggetto. Ma quanta consapevolezza c’è, a livello medico e culturale, sull’importanza di questo impatto? 9Colonne lo ha chiesto a Roberta Chersevani, presidente della Federazione nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. “Il fatto che se ne parli in un contesto così aperto come questo Festival significa che si sta iniziando a capire – ha detto Chersevani -. Anche le persone che non hanno coinvolgimenti di tipo professionale sono venute qui ad ascoltare e questo vuol dire che il messaggio sta arrivando”. Un messaggio, ammette Chersevani, “che ha fatto fatica a partire anche nel nostro ambito professionale. Ricordo infatti che una dozzina di anni fa qualche luminare la definiva la medicina delle donne, ma non è la medicina delle donne”. Si tratta piuttosto di “una medicina che deve essere di precisione a seconda del soggetto che sta trattando, tenendo conto delle differenze delle donne“: in questo ambito, possiamo ben dire, “evviva le differenze”.
“Una nuova consapevolezza sulla medicina di genere ci fa sperare che le cose stiano cambiando, mentre non si può dir lo stesso – a detta della presidente della Fnomceo – sul discorso vaccini, al centro di proteste alimentate dal decreto legge sull’obbligatorietà.” Molti dei cittadini si sono dichiarati contro un decreto che considera incivile e insiste sulla libera scelta. “Io sono anche per la libertà di scelta – dice Chersevani – ma se la libertà è quella di rischiare il ritorno di malattie che queste persone non hanno mai conosciuto perché probabilmente appartengono a una generazione che non le ha viste grazie ai vaccini pregressi, allora è bene che in qualche modo si intervenga”. E ancora: “Se questa libertà di scelta fa sì che i bambini che non possono essere vaccinati perché hanno problemi di salute e per i quali i vaccini sono controindicati, rischiano ancor di più perché non hanno una protezione, allora la libertà di scelta qual è?”. “Non vorrei che venisse fuori un atteggiamento di setta che non è giusto. L’informazione è una cosa, la conoscenza dei dati scientifici è una cosa, l’opinione è un’altra”, continua la presidente della Fnomceo allargando la riflessione sull’informazione ai tempi dei social network.
Non solo la “presenza dei social rende difficile pensare e ragionare”, afferma Chersevani, ma “tutto quello che può essere ricerca sul web ha un’altra limitazione di cui le persone non si rendono conto: se vai a cercare due o tre volte lo stesso argomento verrà costruito intorno a te un algoritmo che ti farà vedere sempre per primi gli argomenti che hai vagliato”. Diventa così “un’informazione ingabbiata in se stessa” perché “chi fa la ricerca è convinto di aver ragione, ma non c’è dialogo e confronto”: sui vaccini, quindi, siamo ancora lontani da una reale consapevolezza, ma “dobbiamo andare avanti e mantenere costanza”, conclude Chersevani.