Salute, vitamina D: a Pisa summit con esperti internazionali

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La vitamina D, le sue controversie e suoi effetti, non solo scheletrici ma anche su patologie extrascheletriche, come diabete, tumori e patologie cardiovascolari ed autoimmuni, aree su cui sono in corso importanti trial clinici randomizzati i cui risultati saranno disponibili entro un anno. Se ne è parlato a Pisa alla ‘First International Conference on Controversies in Vitamin D’, organizzata sotto l’egida del Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group (Gioseg).
Laboratorio, clinica e terapia le grandi aree affrontate dai trenta esperti presenti che, attraverso l’analisi dei più recenti studi scientifici e l’esperienza clinica, hanno condiviso e discusso ogni aspetto rilevante della vitamina D. Sintetizzato principalmente dalla pelle, attraverso l’esposizione ai raggi solari, gli effetti di questo ormone si stanno rivelando sempre più importanti, data la presenza del Vitamin D Receptor (Vdr) in moltissimi tessuti e cellule del sistema immunitario. Gli esperti riuniti al summit di Pisa hanno concordato che, a partire dagli effetti scheletrici su cui si basa oggi l’utilizzo clinico, è necessario promuovere una cultura dell’appropriatezza basata sulla medicina personalizzata, con l’obiettivo di favorire il raggiungimento del maggiore beneficio per i pazienti.
“Si chiama vitamina D e si tende a trattarla erroneamente come una vitamina quando in realtà è un ormone e non tutti ne hanno la stessa necessità – spiega Andrea Giustina, professore ordinario di Endocrinologia al San Raffaele di Milano, presidente Gioseg e coordinatore del Comitato scientifico della ‘First International Conference on Controversies in Vitamin D’ – Per questa ragione la personalizzazione è fondamentale, a partire dalla definizione della gravità della carenza nel singolo individuo. Laddove risulti uno stato di ipovitaminosi D è necessario intervenire somministrando il colecalciferolo. Altre forme di vitamina D trovano indicazione in forme carenziali specifiche come l’insufficienza epatica o renale e l’ipoparatiroidismo. Devono essere utilizzati dosaggi appropriati al caso specifico, monitorando i livelli di Vitamina D durante il trattamento, per evitare da una parte l’inefficacia della somministrazione dall’altra possibili effetti collaterali”.
“Anche le modalità di somministrazione della vitamina D sono state discusse durante il Summit – aggiunge Andrea Giustina – sono sempre più gli esperti che preferiscono consigliare somministrazioni più ravvicinate (settimanali o mensili) rispetto alle somministrazioni più rifratte nel tempo (come ad esempio quelle annuali) e la loro calibrazione in base ai livelli ottenuti di vitamina D nel sangue”.
Gli argomenti principali della ‘First International Conference on Controversies in Vitamin D’ – spiegano gli organizzatori – saranno oggetto di una pubblicazione scientifica internazionale diretta a tutta la comunità scientifica, il cui scopo sarà di proporre delle linee guida che supportino la comunità medica internazionale nell’utilizzo più corretto della vitamina D, a vantaggio dei pazienti, in tutte le patologie scheletriche ed extrascheletriche in cui questo prezioso ormone sta dimostrando il suo ruolo fondamentale. (AdnKronos)

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