Un fiume di denaro in fumo, per colpa di sprechi e inefficienze. Il 2° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, ‘targato’ Gimbe, aggiorna le stime sull’impatto degli sprechi sulla spesa sanitaria pubblica 2016: ben 22,51 miliardi di euro erosi da sovrautilizzo, frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, sottoutilizzo, complessità amministrative, inadeguato coordinamento dell’assistenza. “Quest’anno – spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – abbiamo elaborato ‘carte di identità’ per ciascuna delle sei categorie e, sulla base delle iniziative rilevanti realizzate dall’Agenas e dall’Autorità nazionale anti corruzione, abbiamo sviluppato la tassonomia Gimbe di frodi e abusi in sanità, integrando fonti bibliografiche internazionali, casistiche giurisprudenziali, fatti e fenomeni nazionali”. Agnès Couffinhal – senior economist dell’Ocse – ha confermato le stime Gimbe sugli sprechi, presentando per la prima volta in Italia il report Tackling Wasteful Spending on Health. “Le evidenze sugli sprechi nei sistemi sanitari – ha precisato la curatrice del report – sono inequivocabili: non è più tempo di disquisire sulla loro esistenza, ma bisogna agire senza indugi. Considerato che circa 1/5 della spesa sanitaria apporta un contributo minimo o nullo al miglioramento della Salute delle persone, tutti gli stakeholder sono chiamati a collaborare per tagliare gli sprechi con precisione chirurgica”. Non solo sprechi, ma anche fabbisogno. “Secondo le nostre stime, che restano estremamente conservative – dice Cartabellotta – nel 2025 il fabbisogno del Ssn sarà di 210 miliardi di euro, cifra che può essere raggiunta solo con l’apporto costante di tre ‘cunei di stabilizzazione’: piano nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze, incremento della quota intermediata della spesa privata e, ovviamente, adeguata ripresa del finanziamento pubblico”. “In assenza di un programma di tale portata, la lenta trasformazione verso un sistema sanitario misto sarà inesorabile, consegnando definitivamente alla storia il nostro tanto invidiato sistema di welfare – ammonisce – Ma, se anche questa sarà la strada, la politica non potrà esimersi dal giocare un ruolo attivo, avviando una rigorosa governance della delicata fase di transizione con il fine di proteggere le fasce più deboli e di ridurre al minimo le diseguaglianze”. (AdnKronos)