Circa il 4% delle automobili che circolano in Italia hanno già i primi sistemi di sicurezza ‘intelligente’ integrati, ma lo sviluppo esponenziale delle tecnologie e la riduzione dei costi potrebbe portare a una diffusione del 40% dei sistemi ADAS (Advanced Driver Assistance Systems) nel mercato dei veicoli compatti entro il 2018.
Negli ultimi anni, infatti, l’attenzione di chi sviluppa la sicurezza degli autoveicoli si è estesa dai sistemi di sicurezza passiva (airbag, cinture di sicurezza, resistenza agli urti, ecc), già consolidati, ai sistemi avanzati di sicurezza attiva, pensati principalmente per prevenire situazioni di pericolo e incidenti. In particolare, il protocollo Euro NCAP 2016 ha già inserito diversi elementi ADAS, tra cui la frenata di emergenza autonoma, i sistemi di controllo assistito della velocità, il mantenimento della corsia, i sistemi di rilevamento della segnaletica, ma si tratta solo dei primi passi verso la guida autonoma del futuro. Alla stesura dei nuovi protocolli, partecipa anche CSI. Società del gruppo IMQ e centro di eccellenza nell’attività di testing, verifica e collaudo del settore automotive, CSI in qualità di laboratorio accreditato Euro NCAP (in Europa sono solo 7) lavora in sinergia con tutti gli attori del sistema per individuare quali saranno i requisiti di sicurezza del futuro.
Sicurezza attiva e passiva
Dal 1997 ad oggi, molto si è fatto per quanto riguarda il miglioramento della sicurezza degli occupanti e degli utenti vulnerabili della strada, tramite i requisiti sia di legge e sia dei protocolli volontari come Euro NCAP che, in base all’ETSEC PIN Report, hanno contribuito a salvare in questi venti anni oltre 78.000 vite.
L’obiettivo di sicurezza è legato anche ad un indirizzo politico: la Commissione Europea sta comunicando diverse direttive, tra cui il piano “L’Europa in movimento”, per migliorare la sicurezza stradale anche attraverso l’innovazione tecnologica e l’automazione. Scopo finale? Quello di dimezzare gli incidenti stradali in Europa entro il 2020, passando dai 31 mila del 2010 a 15.000.
Nel campo della sicurezza passiva, i sistemi sono sempre più efficienti e numerosi. Così come le verifiche: si pensi che nei laboratori CSI, i crash test svolti in media per lo sviluppo di un nuovo modello di auto sono prossimi al centinaio. Ma per aumentare ulteriormente la sicurezza degli occupanti del veicolo e dei pedoni si è reso anche necessario ridurre gli effetti delle distrazioni di chi è al volante, attraverso i sistemi ADAS che, secondo alcune ipotesi dovrebbero comportare una riduzione degli incidenti, entro il 2020, compresa tra l’11,6% e il 45,4%.
Evoluzione dei protocolli e livelli di automazione
CSI, in quanto laboratorio accreditato da Euro NCAP, ha un ruolo attivo nell’evoluzione dei protocolli (che si rinnovano ogni due anni). La fase di definizione dei requisiti per il protocollo successivo inizia in anticipo: mentre sono già in opera i test che verranno attivati sul protocollo 2018 (ad esempio il test per il riconoscimento dei ciclisti e dei pedoni in ambiente diurno e notturno), sono in discussione le linee guida per il quinquennio 2020-25, proiettate verso un grado sempre maggiore di automazione.
La prima evoluzione fondamentale, già presa in considerazione dai test CSI, è la capacità dell’auto di riconoscere la tridimensionalità degli altri veicoli presenti sulla strada, favorendo il mutuo riconoscimento nel caso di traiettorie relative qualsiasi ( incroci, sorpassi, etc.) e non solo i in caso di veicoli che marciano su traiettorie parellele (classico scenerio di frenata in colonna): lo sviluppo dei relativi sistemi permetterà all’auto di eseguire progressivamente nei prossimi anni manovre con livelli di autonomia sempre superiore fino alla totale autonomia, pur richiedendo la presenza del driver pronto ad intervenire in caso di necessità. Il livello di guida autonoma di un veicolo riconosciuti in letteratura sono al momento 5 (classificazione definita dalla SAE – Society of Automobile Engineers). Ad oggi, la quasi totalità dei veicoli in circolazione si assesta sui livelli compresi tra 0 e 2 di automazione (il livello 2 è definiti di “parziale automazione”), in cui i sistemi si limitano a supportare il guidatore senza sostituirlo, ma la direzione è quella di creare funzioni ADAS sempre maggiori e più integrate; sono inoltre allo studio sistemi in grado di stabilire un dialogo sempre maggiore vehicle-to-vehicle e vehicle-t- infrastructure. Dal 2020 potrebbero già circolare dei veicoli che svolgono mansioni di alta automazione, con il driver che è presente nell’auto ma può occuparsi di altre attività (livello 4) e in futuro circoleranno infine mezzi di trasporto completamente autonomi per cui i sistemi di guida autonoma saranno in grado di sostituire l’uomo in tutti i comandi necessari per condurre il veicolo (livello 5).
“Il grado di complessità di questi sistemi è particolarmente elevato e richiede la sinergia di moltissimi fattori per evitare le potenziali criticità” sottolinea Fausto Mozzarelli, Direttore della Automotive Business Unit di CSI. “CSI dialoga con i diversi attori coinvolti nello sviluppo verso la guida autonoma, per poter prendere in considerazione tutti gli elementi necessari a garantire la sicurezza. L’automazione, infatti, mette in gioco nuovi fattori da valutare, come ad esempio l’integrazioni di diverse tecnologie di sensori, la connettività tra veicoli e infrastrutture e la cyber-security (occore evitare che hacker esterni possano violare il software e prendere possesso del veicolo). Benché i veicoli a guida autonoma siano un’importante opportunità per garantire un maggiore livello di sicurezza sulle strade, per quanto ancora abbastanza remota, è fondamentale considerare tutti gli scenari possibili per garantire la massima robustezza delle prestazioni”.