È stata una lunga pausa. Ma dopo un anno di ‘letargo’ Proton, il lanciatore Roscosmos utilizzato a partire dal 1965 per le missioni scientifiche e commerciali russe, è tornato in attività.
Il lancio è avvenuto con successo l’8 giugno alle 5:45 italiane dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan.
A bordo – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – c’era EchoStar-21, un satellite statunitense per le telecomunicazioni, che dopo circa 9 ore di viaggio è stato rilasciato in orbita di trasferimento geostazionario (GTO).
A quel punto il satellite ha raggiunto autonomamente, grazie alla propulsione di bordo, il preciso slot geostazionario assegnato: da qui fornirà per 15 anni servizi di comunicazione in mobilità in banda S per il continente europeo.
Con una massa di circa 6,9 tonnellate, EchoStar-21 è tra i satelliti più grandi mai costruiti e il più pesante tra i payload portati in orbita GTO da Proton.
“Tutte le fasi del volo hanno avuto luogo come previsto”, dice una nota di Roscosmos, che segna così il ritorno ufficiale sulle scene di Proton.
Il vettore russo era stato utilizzato per l’ultima volta nel giugno 2016, ma il lancio successivo era passato da un rinvio all’altro a causa di alcuni difetti nei motori dei razzi di questo tipo: primo tra tutti Soyuz mentre trasportava la navicella cargo Progess, esplosa lo scorso dicembre dopo pochi minuti dal decollo.
Lo stesso ultimo lancio di Proton era risultato problematico: il satellite Intelsat-31 trasportato dal lanciatore era riuscito a raggiungere l’orbita, nonostante lo spegnimento prematuro di uno dei quattro motori del secondo stadio del razzo.
L’anomalia aveva costretto l’agenzia spaziale russa a investigare le cause e congelare così per un anno l’agenda di lancio di Proton. Ora Roscosmos intende recuperare il tempo perduto, con almeno altri due lanci previsti entro la fine del 2017.