La caccia della ‘Terra gemella’, un pianeta simile al nostro da qualche parte nell’Universo, è uno degli obiettivi principali della moderna astronomia.
Ora – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – un team di ricerca dell’Università di Chicago e del Grinnell College propone di cambiare l’approccio utilizzato per cercare simil-terre potenzialmente abitabili.
Invece di scandagliare il cielo con i telescopi spaziali e terrestri, gli scienziati puntano a un metodo statistico comparativo.
La proposta, descritta in un articolo su Astrophysical Journal Letters, si basa sul calcolo della probabilità piuttosto che sui dati osservativi.
“La natura della prova – dice Jacob Bean dell’Università di Chicago – non dovrebbe più essere ‘puntiamo a a un pianeta e diciamo sì o no, quel pianeta ospita vita aliena’. Dobbiamo invece fare un esercizio statistico: che cosa riusciamo a dire sulla frequenza con cui un insieme di pianeti può ospitare un ambiente abitabile?”
L’idea di proporre questo approccio è nata quando Bean ha partecipato allo Science and Technology Definition Team che stava valutando le potenzialità di un nuovo telescopio spaziale proposto dalla NASA, il Large UV/Optical/Infrared Survey (LUVOIR).
Una delle priorità scientifiche di LUVOIR è appunto la ricerca di esopianeti simili alla Terra. Durante una riunione, Bean e colleghi hanno iniziato a elencare tutte le proprietà che un pianeta deve soddisfare per essere considerato potenzialmente abitabile.
È così che il ricercatore si è convinto, dato lo stato attuale della tecnologia, dell’improbabilità di riuscire a confermare l’abitabilità di un singolo pianeta.
“Considerare un pianeta alla volta – dice Bean – significa fare moltissime osservazioni diverse. Questo processo è estremamente lento. Per questo una valida alternativa è fare calcoli statistici sulla probabilità di falsi positivi tra i le migliaia di esopianeti candidati all’abitabilità.”