Tecnologia, Guglielmo Marconi: il Nobel che ha inventato il futuro

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Il premio istituito nel 1901 per volere dell’imprenditore e inventore Alfred Nobel, è uno dei più importanti e ambiti riconoscimenti per scienziati, letterati e uomini di pace. Tra i vincitori, 20 sono italiani e tra questi c’è Guglielmo Marconi che nel 1909, a soli 35 anni, fu il primo connazionale a vincerlo per la fisica, come riconoscimento per il contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili, insieme a Karl Ferdinand Braun.

Prima di vincere il Nobel – spiega Marina Landolfi sull’Almanacco della Scienza del CNR – Marconi era già stato nominato più volte. Il riconoscimento giunse a conclusione di un intenso lavoro durato circa 15 anni e a seguito del salvataggio dei passeggeri a bordo del transatlantico Republic nel gennaio 1909, avvenuto proprio grazie al radiosoccorso del servizio pubblico di radiotelegrafia della Compagnia Marconi.

Degli italiani che si sono aggiudicati il Nobel, sei lo hanno ricevuto per la letteratura, da Giosuè Carducci a Dario Fo; sei lo hanno ottenuto nel campo della medicina tra cui Camillo Golgi, il primo italiano che ne fu insignito, e Rita Levi Montalcini; cinque lo hanno vinto per la fisica, uno per la chimica, uno per l’economia e uno per la pace.

“Si può dire che insieme ai Nobel assegnati a Camillo Golgi, Enrico Fermi e Giulio Natta, quello a Marconi fu un premio ‘completamente italiano’, nel senso che tale era la nazionalità non solo dello scienziato, ma anche della ricerca”, sostiene Gilberto Corbellini, direttore del Dipartimento scienze umane e sociali, patrimonio culturale (Dsu).“I successi spettacolari della dimostrazione della trasmissione radio a lunga distanza e le applicazioni che avrebbe trovato la tecnologia, resero lo scienziato bolognese famoso in tutto il mondo”.

Nella classifica mondiale dei premi Nobel, guidata dagli Stati Uniti, l’Italia occupa le prime posizioni. “A parte il caso di Natta, Nobel per la chimica nel 1963, gli scienziati italiani che vinsero il premio dopo la seconda Guerra mondiale, poterono arrivarci perché trovarono all’estero, negli Stati Uniti in particolare, mezzi e risorse per i loro progetti di ricerca: Salvatore Luria, Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini, Mario Capecchi, Emilio Segrè, Carlo Rubbia e Riccardo Giacconi ne sono esempi emblematici”, sottolinea Corbellini. “Gli Stati Uniti sono il Paese che ha vinto più Nobel, 352, seguiti da Gran Bretagna, Germania, Francia, Svezia, Russia, Giappone, Svizzera e Italia. Per il nostro Paese e la Francia c’è stata una prevalenza di riconoscimenti per la letteratura, agli Stati Uniti ne sono stati assegnati di più per la medicina, mentre il Regno Unito e la Germania ne hanno avuti di più per la chimica”.

Il dominio degli Stati Uniti è iniziato dopo la seconda guerra mondiale. “Fu la conseguenza della migrazione di numerosi scienziati europei che si trasferirono Oltreoceano per sfuggire alle persecuzioni razziale o alle censure ideologiche da parte dei totalitarismi, soprattutto in Germania e in Italia”, conclude l’esperto. “Marconi ha dimostrato al mondo del suo tempo e alle generazioni successive come non ci sia differenza tra la ricerca di base e quella applicativa e come ai ricercatori sia richiesta soprattutto immaginazione, capacità di rischiare e di avere dubbi positivi da cui poi possono scaturire scoperte affascinanti”.

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