Se l’alluvione di Firenze del 1966 lanciò il primo grande campanello d’allarme, non è purtroppo rimasto quello l’unico esempio di opere d’arte ‘piegate’ dalla furia delle emergenze naturali. Fra alluvioni, terremoti o frane, sono migliaia i beni culturali del nostro Paese a rischio. E il tema è al centro di un serrato confronto fra esperti, oggi al Cnr, dal tema “La Cultura da Salvare”, un evento “fondamentale per il nostro bellissimo Paese, il territorio, la cultura e la storia, il patrimonio identitario e collettivo di tutti noi” ha sottolineato il presidente del Cnr Massimo Inguscio. Inguscio ha ringraziato per la partecipazione alla conferenza, che si snoda per l’intera giornata, “Erasmo D’Angelis, coordinatore della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per aver organizzato al Cnr questa occasione di importante confronto istituzionale, assieme con il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, il Ministro dell’Ambiente Galletti, la Sottosegretario Ministero beni culturali Ilaria Borletti Buitoni.
Al convegno prendono parte alte cariche militari e altri leader e parti sociali coinvolti e presenti, tra cui la Protezione Civile e l’Ispra, “sul tema della cultura da salvare, i beni culturali e rischi naturali, e al tempo stesso, su cosa è stato fatto e si farà riguardo alla mappa delle opere a rischio di frane e alluvioni e al Piano nazionale di riduzione del rischio” ha segnalato Inguscio.
“Il Cnr -ha detto ancora il presidente del Cnr- collabora da oltre 90 anni e mette a disposizione della comunità nazionale, tra cui la Protezione Civile, Ministeri, Regioni e Comuni, rete scientifica e sociale, istituzioni militari, tutta la sua lunga esperienza maturata nella prevenzione e mitigazione del rischio sismico, così come nella ricerca e attività per la tutela e valorizzazione del territorio, dei beni culturali e del patrimonio artistico e paesaggistico”.
L’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (Igag) del Cnr, tra l’altro, ha recentemente vinto una gara della Protezione Civile Nazionale finanziata da fondi PON europei (circa un milione di euro l’anno per cinque anni) per l’affidamento di servizi in materia di riduzione del rischio sismico e vulcanico nell’ambito del Programma per il supporto al rafforzamento della governance in materia di riduzione del rischio. Nella sua storia, ha ricordato Inguscio, il Cnr “ha sempre affrontato le problematiche connesse con i rischi naturali svolgendo azioni di promozione e sviluppo di ricerche interdisciplinari, coordinamento di gruppi di lavoro e consulenza scientifica per vari Enti e per il Dipartimento della Protezione Civile”.
Esempi sono il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche, il Progetto Finalizzato Geodinamica, il Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti e la recente costituzione del Centro per la Microzonazione Sismica e le sue Applicazioni. “Tra le tante emergenze del territorio e progetti storici culturali straordinari di recupero del passato in cui le ricercatrici e ricercatori del Cnr hanno partecipato con un ruolo di primo piano, penso -ha rimarcato il numero uno del Consiglio Nazionale delle Ricerche- all’alluvione di Firenze del 1966 che è stato un momento di intensa unità nazionale e voglia di reagire di tutte le migliori forse del paese coinvolte, così come riguardo ai recenti terremoti in Umbria”.
Guardando al futuro e all’impegno del Cnr non solo sulla prevenzione e ricerca nei rischi naturali, ma anche riguardo alla tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e ambientale e dei beni storici e culturali, Inguscio ha citato, tra i tanti progetti in cui l’Italia con il Cnr è capofila, il progetto European Research Infrastructure for Heritage Science (E-Rihs), il cui consorzio conta 15 Stati membri più Israele. Risultato, ha detto Inguscio, “ottenuto grazie al ruolo fondamentale dei tre Ministri e ministeri che sostengono l’iniziativa, ovvero il Miur, il Mibact e il Mise”.
Lo scopo di E-Rihs è di costituire un’unica infrastruttura di ricerca all’avanguardia a livello mondiale in materia di patrimonio culturale, naturale e archeologico, con laboratori e centri distribuiti in tutta Europa che offrano accesso a strumentazioni di alto livello scientifico, metodologie innovative e banche dati. “La città di Firenze – con il patrocinio del Comune e della Regione Toscana – è la candidata europea a ospitare l’hub di questa infrastruttura di ricerca globale a guida italiana che aggregherà eccellenze della scienza e del patrimonio culturale in Italia e in Europa” ha segnalato infine Inguscio.