Esattamente come a Scilla nel 1783, con la differenza che il disastroso tsunami calabro-siculo del 6 febbraio 1783 fu provocato comunque indirettamente da un grande terremoto (magnitudo 6.3, dopo quello più forte del giorno prima di magnitudo 6.9). A causa della grande scossa notturna, un’immensa frana (un fronte di circa 500 metri ed un volume di diversi milioni di metri cubi) si staccò dal Monte Pacì (immediatamente a Sud di Scilla) e precipitò precipitosamente in mare nel giro di pochi secondi. Stavolta in Groenlandia non è stato un terremoto, ma direttamente una frana da una montagna che si trova a strapiombo sul mare, a provocare l’onda anomala che nei giorni scorsi ha devastato il litorale uccidendo 4 persone nel villaggio di Nuugaatsiaq. I corpi delle vittime non sono ancora stati recuperati, ma non c’è alcuna speranza di trovarli in vita nelle gelide acque polari. Intanto le bandiere di tutta la Groenlandia oggi sono a mezz’asta per il lutto nazionale proclamato dalla Danimarca. Il portavoce della polizia locale, Lars Kirkegaard, ha spiegato che le vittime sono tre adulti e un bambino, tutti della stessa famiglia. Il piccolo, i suoi genitori e uno dei suoi nonni. La ricerca dei corpi è stata interrotta a causa delle avverse condizioni meteorologiche (nebbia, ghiaccio e forti venti), e riprenderà non appena il tempo lo permetterà. Intanto nei prossimi giorni a Nuugaatsiaq inizieranno i lavori per ricostruire le 11 case spazzate via in mare dallo tsunami, mentre gli evacuati gradualmente potranno tornare nelle loro abitazioni dopo le verifiche della stabilità dei costoni montani.
Oggi è il 21 Giugno più triste per la Groenlandia, che proprio in questa data solitamente festeggia la propria Festa Nazionale, ma quest’anno il territorio groenlandese è a lutto.